Euro-Inter a San Siro: poker al Cagliari, Icardi da record

Posted By on Apr 18, 2018 | 0 comments


Elia Faggion

 

L’Inter vince per la prima volta nel mese di aprile, e lo fa marcando un solco di quattro reti tra sé ed il Cagliari. Il risultato stavolta è aderente a quanto mostrato dagli interisti, dominanti dal fischio d’inizio sui sardi brancolanti sul prato di San Siro, con le attenuanti delle squalifiche e gli infortuni. Segnano quasi tutti: Cancelo, Icardi, poi il tandem croato Brozovic-Perisic, ma il risultato poteva addirittura essere più ampio: l’unico neo di una gara splendida risiede nell’imprecisione in fase realizzativa, spettro col quale l’Inter sta lottando ormai da diverse settimane. I nerazzurri balzano terzi in classifica, a +2 sulle romane che stasera tenteranno il contro-sorpasso; ora che la quadra è stata trovata (già da diverse settimane, a dispetto dei risultati), occorre segnare con più costanza e non a grappoli: nelle ultime sei giornate, contro Samp, Verona e Cagliari l’Inter ha segnato 12 gol, contro Milan, Toro e Atalanta nemmeno uno. Se l’Inter “fluidificherà” questa produzione offensiva, allora la Champions sarà obiettivamente abbordabile.

Nella grandine di gol di San Siro cade un chicco importantissimo: la venticinquesima rete stagionale di Icardi, segnata dopo 336 minuti di astinenza. Mai il capitano dell’Inter ha realizzato tanti gol in una stagione, ed ora che la soglia (anche psicologica) è stata abbattuta, vedremo fin dove riuscirà a spingersi. Ieri intanto il rosarino ci ha mostrato una nuova versione di sé, più completa, altruista, intelligente e carismatica: spesso è venuto incontro alla squadra, fungendo da appoggio per far risalire l’azione; ha ingaggiato duelli anche fisici con difensori e mediani; si è mosso moltissimo sia in profondità sia incontro al pallone ed in orizzontale. In sostanza si è messo maggiormente al servizio della squadra, come ha comandato Spalletti. Una metamorfosi totale? Ancora da verificare. Intanto l’esempio di abnegazione massima dato dal capitano sarà certamente d’impatto per lo spogliatoio.

Uno spogliatoio apparentemente più unito che mai, altroché litigi croati e Wanda Gate: dopo i gol tutti si abbracciano, si caricano e sorridono, l’ambiente è sano e sul campo si percepisce. Uno dei più frizzanti è stato Karamoh (titolare al posto di Candreva, non al meglio), autore di un’ottima partita, ma tipicamente giovanile: imprendibile sulle fasce, dribbling e assoli entusiasmanti, a volte addirittura eccessivi risultando vezzoso e barocco; se dovesse specchiarsi di meno e pungere di più, diventerebbe un esterno davvero pauroso. I difensori cagliaritani hanno sudato freddo anche con Rafinha, ieri galleggiante con leggiadria nelle movenze sulla trequarti, habitat perfetto per sfoggiare giocate di alta scuola sudamericana: la più bella, l’assist di tacco per il gol del 2-0 di Icardi. Fantasmagorico il brasiliano, forse il migliore in campo assieme a Icardi e Brozovic, rivitalizzato completamente in questo ruolo di mediano nel 4-2-3-1 spallettiano con compito di prima regia. Oltre ad un gol “epico”, quello del 3-0, ha compiuto 106 passaggi, elargito palloni generosi, scovando a volte traiettorie intuitive verticali verso Rafinha, molte altre mostrando la propria forza nella semplicità: non sempre occorre esagerare, Brozo lo ha capito alla perfezione.

Bene l’Inter che ha spinto da subito al massimo, passando in vantaggio dopo due minuti con la punizione di Cancelo, ma dall’altra parte il Cagliari davvero troppo poco. All’andata Lopez mise in difficoltà i nerazzurri con lo stesso 3-5-1-1 propositivo di ieri, ma in campo c’erano Barella, Cigarini, Joao Pedro e Pavoletti; ieri Cossu ha faticato, Giannetti nettamente fuori luogo nel ruolo di “inseguitore” di Perisic, Ionita e Padoin troppo scolastici per imbastire ripartenze, e Ceter Valencia ancora troppo acerbo per incidere a San Siro. Non è un caso che dal 40’ del primo tempo il tecnico uruguagio abbia risistemato i suoi in un 4-4-2 per limitare i danni. Non ci è riuscito.

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