Portogallo, più che una partita

Posted By on Giu 15, 2018 | 0 comments


Vincenzo Boscaino

A Josè Saramago scapperebbe un sorriso questo 15 Giugno. Scapperebbe un sorriso vedendo Portogallo-Spagna come partita inaugurale, non una partita, LA partita. Nella “Zattera di Pietra” il poeta Portoghese immaginò la penisola iberica, unita, fare i conti con eventi miracolosi ed oscuri presagi. Un’unica nazione, in giro per il mondo.

Il destino ha molta più fantasia di noi umani, e in Russia, in barba a Saramago, Spagna e Portogallo si sfideranno per delineare i confini dei sogni mondiali. In quel pezzo di terra distesa tra Mediterraneo ed Atlantico due popoli vivranno stati d’animo opposti e complementari. Gemelli diversi con orizzonti divergenti.

Il Portogallo si presenta alla prima partita del mondiale con una maledizione: non riuscire mai a vincere all’esordio. Il Ct Santos non crede a queste cose e, con finta sicurezza, dice di lasciar perdere quella che è solo una casualità: “il passato è il passato. Vogliamo vincere e sarà un gran festa di sport.”

I Lusitani affronteranno una Spagna in tempesta aggrappandosi ad uno scoglio di nome Cristiano Ronaldo. Catalizzatore di attenzioni e pressioni, il fenomeno portoghese ha l’importante compito di alleggerire la tensione dalle spalle dei compagni. Perché, seppur vero che il Portogallo senza Ronaldo è un’altra squadra, Ronaldo senza il Portogallo non avrebbe la possibilità di essere cosi finalizzatore. João Moutinho, Bernardo Silva ed Adrien Silva sono impareggiabili palleggiatori con tecnica sopraffine. Qualità, questa, che nel Portogallo è in abbondanza, grasso che cola. All’Europeo fu sotto gli occhi di tutti: il Portogallo è una squadra compatta e tecnica che mette in condizione Ronaldo di concentrarsi solo in quello che sa fare meglio: segnare.

Oltremodo interessante è la diversità con cui le due squadre declinano la qualità. La Spagna mette l’estetica a disposizione del pragmatismo, la bellezza che conduce alla vittoria. Il Portogallo, di contro, è bello perché pragmatico, distante da gesti sinuosi, ma in possesso di un’eleganza semplice e rara.

Portogallo-Spagna è l’ultima possibilità per i Lusitani di presentarsi con il giocatore più forte al mondo in un mondiale. Il talento a disposizione di Santos è cristallino e limpido, elegante ed essenziale. Il Portogallo si ritrova a fare i conti con sé stesso e la propria ambizione. Il successo Europeo sembra non aver scrollato di dosso quell’etichetta di “belli e perdenti”, perché seppur si è vinto non si è convinto.

Bisogna vincere per mettersi sulla mappa geografica del mondiale, per dire “presente”. Vincere per sognare l’inarrivabile. Vincere perché battere una delle favorite dà sempre una carica in più. Se poi l’altra squadra è la Spagna, vincere diventa un obbligo.

Portogallo, oggi sapremo chi sei.

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