Si scrive Tottenham, si legge personalità

Posted By on Apr 18, 2019 | 0 comments


Di Matteo Quaglini

L’emozione non ha voce. Così cantava il mito Adriano Celentano nella memorabilia più recente del suo immenso repertorio, e così, è stato per pochi attimi tutto il Tottenham un momento dopo che il var ha annullato il gol di Sterling. In catalessi, estatico. Felice.

E Senza voce per esultare, ma con l’emozione grande di avercela fatta. La squadra di Pochettino è, infatti, per la prima volta nella sua storia in semifinale di Champions. Ha ribaltato il pronostico della vigilia che vedeva la banda di Guardiola super favorita, ha segnato tre gol fuori casa, ha saputo non arrendersi dopo il gol qualificazione di Aguero, pilastri sopra i quali il Tottenham ha costruito questo suo storico risultato. Emozione più personalità: il massimo per una squadra di calcio.

La partita è stata bellissima. Intensa. Vibrante. Giocata colpo su colpo. Ritmica. Tesa. Sette gol, più uno annullato dalla tecnologia in un finale alla Hitchcock. La notizia però alla fine di questo derby inglese è un’altra: il Tottenham ha carattere e personalità. Non è poco, anzi è la conquista più grande che l’allenatore Pochettino ha ottenuto in questa campagna europea.

Alla fine l’allenatore allievo di Bielsa e oggi tra i più stimati nel panorama internazionale ha rimarcato proprio l’aspetto della grande personalità. Nel definire eroi i suoi ha forse esagerato, ma il percorso del Tottenham ha segnalato questo tratto in modo robusto e deciso. Sempre.

I londinesi hanno giocato 10 partite europee, vincendone 5 pareggiandone due e perdendone tre, sono però i momenti specifici che ne hanno definito il tratto: quello di saper reagire a tutte le avversità, come solo i grandi sanno fare.

Due sconfitte iniziali nel girone eliminatorio, con Inter e Barcellona e vecchi fantasmi d’inconsistenza calcistica di nuovo dentro la squadra. Poi, però, la rimonta: il segno dei guerrieri che non mollano. Dopo il pareggio in terra olandese con il Psv ecco le vittorie di Novembre con gli stessi “orange” e l’Inter, due successi di misura sofferti e voluti.

Un segno quello di “November rain” per dirla con i Guns N’ Roses, inequivocabile che spirava un vento nuovo nell’anima “Spurs”. Il pareggio qualificazione a Barcellona nella tana del più forte, la doppia vittoria contro il Borussia Dortmund, i gemelli del gioco di qualità. Tutti ostacoli superati compreso quello di ieri.

Il Tottenham ha vinto segnando due gol dopo lo svantaggio iniziale, un altro segno della personalità che finalmente viene fuori. Il coreano Son si è accentrato per due volte con un movimento interno che ha scomposto la linea del City e ha segnato una doppietta trasformando i passaggi verticali di Allì e Eriksen. C’è un’idea dietro queste giocate. Altro segno della personalità.

Dopo sono apparsi Lloris e Llorente la doppia L di Pochettino ha, dapprima, fermato col portiere campione del mondo un tiro secco e angolato di De Bruyne e poi ha segnato da una mischia con lo spagnolo il gol qualificazione. Tutti si aiutano e ognuno contribuisce con un undicesimo alla vittoria.

Ci vuole anche un po’ di fortuna, però, nella vita come nelle partite affinché l’audacia dantoniana venga premiata. La mano della Dea bendata si è palesata attraverso il var che annullando il quinto gol di Sterling ha certificato le paure di Guardiola della vigilia e il sogno di Pochettino e dei suoi ragazzi alla loro prima tra i quattro grandi d’Europa.

Il Tottenham ha respinto, ieri sera in una notte inglese, anche i Guardiola’s Blue e White Army sugli spalti, un successo pieno e su tutto del City. Un successo Napoleonico, uno che di personalità se ne intedeva. L’ultimo segno che la squadra ha oltrepassato il muro della paura. Ora ha un cuore dal tratto forte e deciso, il lavoro di Pochettino è completo. Semifinale dunque contro la migliore squadra giovane d’Europa, l’Ajax. Mica male avere personalità.

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