di Gianni Massaro
Nessun reparto difensivo è stato più efficace di quello dei ragazzi gestiti da Conte.
De Vrij sugli scudi, Bastoni in crescita, Godin e Skriniar a corrente alternata, altalenante, Ranocchia rincalzo buono, professionista di spessore.
Il vero jolly però è campano, e si tuffa perfettamente nella piscina contiana, diktat tattico difesa a 3, magmatico scudo ed assaltatrice manovra.
Lukaku prende numerose copertine, copre il pallone con diligenza e strapotere, segna e si ritaglia un ruolo eminente.
Fiamma magmatica, convinzione dogmatica, Danilo D’Ambrosio mette firme prestigiose, serpeggianti tagli, quattro marcature in quattro vittorie.
Tre inzuccate, una superflua ai fini del risultato in un reboante 6 a 0 casalingo post pausa ai danni del Brescia.
Segna anche alle altre due rivali che hanno conteso il secondo posto ai nerazzurri fino all’ultimo atto: Lazio ed Atalanta. Uomo di primi tempi, D’Ambrosio insacca la sfera decisiva nel successo contro la Lazio, indirizza col mancino in area l’incontro con il Napoli.
Si ripete dopo la penultima giornata, in terra bergamasca, dagli sviluppi di calcio d’angolo per la rete più veloce di un campionato estremamente flemmatico, interminabile.
Mina vagante nelle aree avversarie, jolly prezioso per Conte, abile a coprire più ruoli. Alla Dea infligge la sentenza più veloce nella Serie A 2019-20; il sarto leccese costruisce partendo da tre uomini dinanzi ad Handanovic, con una linea antistante formata da 4 o 5 uomini.
D’Ambrosio da terzo centrale o da uomo di fascia nella mediana offre il contributo vitale, lesivo per le dirette concorrenti.
Con R.Lukaku colpo di mercato azzeccatissimo, Juventus ed Inter, le prime due della classe hanno raccolto da una lungimiranza parsa ondeggiante. Eriksen costante punto interrogativo, Ramsey e Rabiot, doppio acquisto senza spese vere nel cartellino, sottotono rispetto alle aspettative. RaRa, sull’asse franco-gallese, merce rara i fuoriclasse senza abnormi spese.
La Juventus aveva abituato a magistrali intuizioni, poi realtà, esempi lampanti Andrea Pirlo e Paul Pogba.
Erano i tempi di Conte, gli anni di Marotta, ambedue passati all’arcirivale interista, tra panca e scrivanie dirigenziali.
Il cuore del gioco, battiti pulsanti nelle trame ordite, tante immani delusioni nel reparto centrale, cruciale, considerate attese elevate.
La sostanza difensiva invece non tradisce, dando un apporto notevole, persino in fase realizzativa.