di Gianni Massaro
Torino Sassuolo è l’emblema per eccellenza del Torino di Juric, tornato forte. Partita simbolica del suo calcio e della grinta trasmessa ai giocatori dal tecnico ex Verona. Complicato trovare insufficienze nel pareggio coi nerovedi tenuti a 3 punti di distanza, il Sassuolo a 3 punti insieme all’Empoli ma potenzialmente 6 le lunghezze sulla parte destra della classifica, Toro fiuta il Verona a un punto e un match in più disputato. Toro Sassuolo si presenta anche come significativa sfida simbolo della squadra torinista. Un attacco insufficiente e una squadra a cui è complicato tirar facilmente verso la porta, una metallica muraglia allestita dal tecnico nato a Spalato pensante, studioso e preparato con l’unico dubbio che ormai si può ridurre a doppia ramificazione: Juric potrà reggere l’urto di un ambiente che deve vincere è una domanda plausibile dei più. Verrebbe però da chiedersi in particolare cosa riuscirebbe a fare Ivan in un piano alternativo con un modulo diverso o con solo alcuni giocatori altamente funzionali per le sue richieste?
Certezza lampante quella di un allenatore torcia, proietta sul bianco o sul nero, sul giallo o sul rosso…
Valorizza, una difesa che in 22 gare ha la media di quasi una rete incassata a partita, meglio di quasi tutte, dell’Atalanta e del Milan, come la Juve di Allegri anche se con una partita da recuperare: le prime due in classifica hanno fatto meglio. Mani in pasta, mani in asta: si superano barriere. Lukic nel mezzo è prezioso valore aggiunto e Pobega ha continuato il percorso di crescita dopo lo Spezia, Rodriguez persino tornato a livelli più che accettabili. Bremer svetta dietro.
Pjaca e Brekalo connazionali del tecnico vedono la porta e ispirati impensieriscono sulla trequarti mentre sulle fasce Singo migliora il feeling col gol e Vojvoda quello col protagonismo produttivo. Bremer meraviglia imperioso. Sanabria riesce a fornire un discreto bottino prolifico e Praet dal Leicester torna a rendere meglio anche se spietato segna solo alla Samp, all’undicesima e alla ventiduesima giornata, due gol per due vittorie e se anche nel calendario strambo all’inglese fosse capitato di incontrare i liguri all’ultima di andata e alla prima del girone di ritorno presumibilmente ne avrebbe fatti ugualmente due il belga se non tre.
Gleison Bremer figlio luccicante delle stelle, rende molto bene.
Il gruppo rema in unica direzione con l’ex veronese scaligero a formare un prodotto sempre più qualitativo con i proprio ferri del mestiere, ha allontanato tangibilmente la zona della salvezza spesso bazzicata negli ultimi tempi. Con lo sguardo da anti bardo e in pianta georgica, ama poco le arie sufficienti e tanto il duro lavoro concentrandosi prima sul proprio orto, sulla massima crescita e giocando nello stesso modo e bene indipendentemente dall’avversaria col suo spigoloso prodotto ben fatto. ll dubbio riguardante il Toro 2021-22 principalmente quello su Belotti, il ruolo del Gallo in ballo, autore solo di due centri e in fin dei conti inutili, nell’esordio con l’Atalanta in cui soccombe nel recupero il Toro col gol di Piccoli ed è un incipit nero seppur un gioco buono, Belotti si ripete dieci partite dopo contro la Samp siglando il 3 a 0 al 93esimo. Spesso indisponibile ma il lieve dubbio sussiste per un allenatore anche a Verona spesso privo di attaccante puro. Considerato non esser orpello in questo Toro, il Gallo è fardello o lottatore generoso grimaldello? Chissà.
Classifica alla mano è un Toro che abbandona il senso slegato. A gennaio concluso Brekalo e Antonin Arnaldo dal Paraguay a quota 5 i migliori bomber granata.
Dietro un lodevole Bremer. Il Toro è la squadra in cui il portiere para meno quando oltre metà campionato è terminato.
Dolce consolazione e quasi illusione l’1 a 1 contro il Sassuolo, vinte le partite che si dovevano vincere rispettando spesso le previsioni sulla carta, inciampo da sottolineare quello col Loco Spezia perdendo 1 a 0 al Picco, insieme alla Salernitana le uniche due vittime casalinghe dei Motta Boys nel girone d’andata; in compenso il Toro ha avuto ineccepibile continuità sino al picco del nuovo anno col 4 a 0 alla Viola di Italiano. Contro i ragazzi di Dionisi la fatidica “provona” col risultato nella terra di mezzo: ics. Il Sassuolo da fine ottobre sempre più al contrario, vince in casa della Juve e perde in casa con l’Empoli, perde a Udine e vince nel San Siro rossonero col pari al Mapei contro il Cagliari a seguire.
Riesce a frenare il super Napoli in rimonta e pareggiare in casa dello Spezia ancora di rimonta. Vince in casa con la Lazio in rimonta e si porta sullo 0 a 2 al Franchi facendosi raggiungere nella ripresa: malamente chiude l’anno perdendo 0 a 3 col Bologna.
Uno a uno col Genoa in difficoltà per poi imporsi in trasferta 5 a 1 ad Empoli, sconfitta 2 a 4 col Verona la ciliegina sulla torta dell’irregolarità sino al pari col Toro ottenuto quasi al novantesimo. La classifica stabilita con la media punti delle sfide fra Sassuolo e le prime otto avrebbe portato gli emiliani terzi in classifica al termine del girone d’andata così come i punti racimolati con le restanti 11 (dal Verona alla Salernitana) nel girone d’andata avrebbero issato i granata all’identica media di 41,45 punti. Ivan ha plasmato un ambiente solido attingendo dal gruppo dopo una partenza negativa ma contro Atalanta e Fiorentina.
Sanato il Toro non è facile migliorarsi, alquanto difficile pensare di ottenere di più dopo le prime 22 battaglie, il Verona sotto gli occhi del mirino torinista e potenzialmente a sette punti dalla rivale Juve sui primi 69 disponibili, mica male.
Da Verona al PanToro è un attimo, conquista la dolce scorza dell’uomo che qualche gol ha siglato ma mai in A, l’ultimo alla Juve con la maglia del Genoa.