di Lucio Marinucci
“Cos’è per te il calcio?” Non ricordo neanche più quante volte mi sia stata posta questa domanda. La risposta che mi è sempre sorta più spontanea è “Tutto”. Un concetto che per chi non è un totale assuefatto di pallone assume un significato esagerato, ingigantito, quasi spaventoso, ma che in realtà racchiude al suo interno quell’universo di sensazioni ed emozioni che altrimenti non saprei esprimere a parole. Mi sono sempre ritenuto soddisfatto di questa risposta e di ciò che suscitava negli altri, fino a qualche giorno fa. Ero in attesa di un pacco ad opera del mio amico Lorenzo, abile nel bluffare fino all’ultimo riguardo la natura del regalo. Una volta trovatomi di fronte l’involucro e dopo aver stracciato avidamente la carta, mi sono imbattuto in uno degli oggetti più significativi della mia esistenza. Nel giro di pochi secondi mi sono reso conto di aver sempre sbagliato risposta. Ogni cosa ha un inizio, ed io in quel momento avevo tra le mani l’inizio del mio “Tutto”. L’almanacco del calcio illustrato 2007 della Panini. Per miliardi di persone un semplice fascio di pagine, per me un prezioso fascio di ricordi. In un attimo mi sono ritrovato catapultato a quindici anni fa, quando un bambino di appena cinque anni aveva visto suo padre portare in casa questo spesso libro, celebrazione della vittoria del Mondiale di pochi mesi prima. Ne ero stato sin da subito inspiegabilmente attratto, lo sfogliavo e lo risfogliavo, mai sazio delle miriadi di risultati e di immagini presenti su quel bellissimo e lucido volume. Ogni singolo giorno bastava una palla, un corridoio e l’almanacco per trasformare un pomeriggio in un sogno. I muri di casa si ergevano fino a diventare gradinate gremite di spettatori, il baccano dei turisti sotto casa si trasformava nei cori del pubblico e la mia voce diveniva la telecronaca perpetua di partite leggendarie. Quotidianamente ripercorrevo le gesta di Chievo e Livorno in lotta per l’Europa, o del Messina, dell’Ascoli e del Treviso in Serie A. I tabellini mi accompagnavano nella creazione di incontri che per me racchiudevano, e racchiudono tuttora, il significato intrinseco della felicità. Mi piaceva sì giocare in prima persona, ma adoravo raccontare l’evento. Spendevo ore riverso sui tappeti, dove i pupazzi prendevano le sembianze dei giocatori e io sognavo delle cuffie e un microfono per emulare quel Sandro Piccinini che tanto amavo ascoltare nei Mercoledì di Coppa.
Nel tempo la mia passione si è evoluta, è cresciuta con me, ma i vividi ricordi legati a quel volume non se ne sono mai andati, neanche dopo che, ormai usurato da anni di onorato servizio, era finito sacrificato nelle cose da buttare.
Ritrovarmelo in mano è stata un’emozione enorme e grazie all’inestimabile dono di Lorenzo ora ho la risposta definitiva a due grandi quesiti. “Lucio, cosa sono per te il calcio e la felicità?” “La medesima cosa: L’almanacco del calcio illustrato 2007”.