(di Giuseppe Porro)
È stata una settimana dura per la Roma, con il campionato fermo ha dovuto “combattere” contro i mulini a vento degni del miglior Don Chisciotte. Ma si sa la Roma è piccola (cit. Mourinho), e il vento arriva da tutte le parti: soffiando; fischiando; sbattendo. Ma ora basta, bisogna alzare le barriere.
Questa settimana abbiamo visto e sentito di tutto assistendo alla “cessione” di Zaniolo prima, ed all’ennesima “bollitura” di Mourinho da parte della comunicazione dopo, grazie anche ad una classe arbitrale inadeguata. Poi i social (usati male) hanno fatto il resto alzando il vento e soffiando sul fuoco.
La crociata di Mourinho ricorda per certi versi l’anno di Zeman con Sensi, dopo le parole del boemo la Roma fu vessata da orrori arbitrali senza precedenti. Ecco questo è il ritorno di quegli anni, lo Special torna in Italia e sembra aver un conto in sospeso con la classe arbitrale.
Quella classe arbitrale che non è più la stessa dei suoi tempi e dovrebbe essere più performante per via del Var, mentre lo strumento elettronico di giudizio invece di essere un arma in più si sta rivelando una vera e propria ghigliottina per i colori giallorossi, con Mourinho nelle vesti di novello Robespierre.
Dopo aver visto fermare diversi arbitri subito dopo che hanno arbitrato la Roma, con il Genoa abbiamo assistito all’ennesimo torto arbitrale forse meno evidente degli altri, ma giudicato in maniera totalmente opposta (caso analogo) la sera stessa nel derby milanese convalidando il gol dei rossoneri.
In questa torbida arbitropoli, diversa da calciopoli perché senza padroni e con l’ausilio di tecnologie all’avanguardia che prima non c’erano, val bene il discorso che la Roma non giochi bene, ma non si può dare del bollito a Mourinho visto che almeno con 5 punti in più sottratti parleremo di un altro campionato.
Discorso a parte per il capitolo Zaniolo, l’onesta intellettuale non paga. Il direttore della Roma Thiago Pinto non essendo smaliziato come i marpioni italici e usando pacatezza e per l’appunto onestà intellettuale, ha detto che di fronte ad un offerta “monstre” anche Zaniolo diventerebbe cedibile, quindi non è certa la sua permanenza.
Apriti cielo, Zaniolo ha cambiato maglia 1000 volte in settimana grazie alla macchina del fango messa in moto dai soliti giornalisti prezzolati e dai fake social seriali che lavorano in maniera chirurgica con la precisione delle bombe intelligenti.
Ma come tutte le favole il lieto fine è dietro l’angolo, Zaniolo alla fine di una gara complicata la risolve alla sua maniera con un gol strepitoso che dopo una settimana difficile lo riconcilia con la sua “famiglia” ovvero il pubblico giallorosso. Un abbraccio che mancava da molto, troppo tempo per via del gol che non arrivava, e per una settimana travagliata da troppe voci.
Evidentemente Abisso e Nasca non conoscendo le favole a lieto fine rovinano il finale con una chiamata Var che fa annullare il gol di Zaniolo (ammonito per aver abbracciato simbolicamente la sua gente nel periodo dove i veri abbracci mancano). Favola rovinata ma solo in parte.
La favola continua con la storia di amore che prosegue e con l’abbraccio che resterà indelebile contro ogni decisione arbitrale o chiacchiera da social. Perché Zaniolo l’abbraccio lo ha preso tutto, sperando che il suo futuro sia e sarà per sempre romanista, continuando con Mourinho la crociata giallorossa.