NAPOLI, bilancio in chiaroscuro

Posted By on Nov 8, 2017 | 0 comments


Francesco Falzarano

Siamo sempre stati molto medi nei giudizi, e soprattutto oggettivi nel giudicare il percorso del Napoli. Lo scriviamo da questa estate, serviva una crescita prima mentale e dopo tecnica. Il Napoli doveva iniziare ha ragionare con l’imprinting della grande squadra. Quelli che prima erano sogni, quest’anno dovevano diventare obiettivi, insomma senza mezzi termini, se dovessimo fare un titolo ascoltando il cuore di Napoli verrebbe da dirci :“Scudetto, chist è l’ann buon”. Vero, è realmente questo l’anno dove il Napoli può tornare a stampare il tricolore sul petto, per tante circostanze, interne alla squadra partenopea e figlie del campionato stesso. Nessuno però ha detto che lo scudetto è già vinto, anzi, sarebbe un errore madornale pensare di averlo già in tasca. Gli scudetti infatti si vincono a Maggio, e siamo solo a Novembre. La sosta ci lascia in dote però, parecchie riflessioni. Il Napoli è stato considerato da tutti una macchina di gioco e di goal, sono state tessute le lodi di Mertens, Insigne e via dicendo, fino ad arrivare all’artefice per antonomasia di questo Napoli : Maurizio Sarri. Alla sosta però tanti sono gli interrogativi, ma andiamo con ordine. Male il Napoli formato europeo. Tre sconfitte in quattro match non possono valere la qualificazione agli ottavi, e se è vero che da un lato la sensazione è che sia ancora tutto in gioco, dall’altro lato, qualche spiffero, preferirebbe il Napoli fuori dalla massima competizione europea, per dedicarsi al campionato. Ma questo sottolineamo essere un errore grave, perché l’Europa League non solo ti impone di giocare il Giovedì, con viaggi e recuperi improbabili, ma soprattutto, perché il Napoli in Europa League avrebbe l’obbligo morale di arrivare fino in fondo. Il pareggio con il Chievo ha lasciato qualche strascico, e qualche rimasuglio del vecchio Napoli. Un Napoli che deve andare sempre a tremila per vincere le partite, rischiando altrimenti che si inceppi la giostra. E questo era un aspetto assolutamente da migliorare, perché europa a parte i campionati si vincono portando a casa almeno sei-sette partite, cosidette, sporche, come poteva essere quella di Verona. Insomma vecchi fantasmi che ritornano, soprattutto perché in questo anno, tanto decantato come l’anno della rosa ampia, l’utilizzo delle riserve è irrisorio rispetto ad i titolari. E qui una riflessione va fatta verso all’allenatore troppo restio e integralista sull’undici titolare, e alla lunga così i risultati non arrivano. Sarri ha tantissimi meriti, ma la sensazione è che non riesca a lavorare con tutti allo stesso modo. Ci chiediamo quindi, se in un match dovesse essere effettuato un turnover di cinque-sei uomini cosa accadrebbe nello scacchiere azzurro ? La risposta potrebbe essere raggelante, ma per i partenopei meglio non pensarci, e tenere a mente che la classifica incorona il Napoli ancora al comando. Il problema non è la brillantezza, perché per vincere gli scudetti, ci sono partite che vanno vinte senza brillantezza.

E allora ci chiediamo, e chiediamo ad una piazza affamata e meritevole di successi : viene prima il gioco o il risultato ? Presto detto, la locomotiva di Sarri è il gioco, il vagone dietro è il risultato, spesso però questi due viaggiano su binari differenti. La chiave ? Portare i giocatori sullo stesso livello prestazionale, con tutte le loro differenze, ma comunque usare lo rosa fino all’ultimo centimetro. Così sì che il binario potrà essere il medesimo, e si chiamerà scudetto.

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