Lo spudorato Malin e la ‘scudorata’ contesa tra DELI e DEMI

Posted By on Feb 22, 2022 | 0 comments


di Gianni Massaro

 

Alti e bassi, bassi e alti, lotta a stretto contatto in classifica tra Juve e Atalanta coi bergamaschi riusciti nell’impresa di una medaglia di bronzo nel 2021 e mettendosi la squadra bianconera addirittura dietro. Proprio con l’Atalanta l’ultima sconfitta nel 2021-22 e assorbita molto bene la botta di Zapata aprendo una striscia di 10 gare imbattuti prima della trasferta al Gewiss, i ragazzi di Gasperini hanno pareggiato con i campioni in carica nerazzurri e gli allegriani hanno ottenuto due punti a gennaio con le altre due pretendenti al trono. La vittoria all’Allianz fu a mezzo acme in un percorso mirabile di un filotto iniziato da Empoli con Ilicic smagliante dopo la sconfitta casalinga col Milan. La settima partita d’imbattibilità atalantina fu griffata Duvan con la punizione di Dybala al tramonto della disputa solo amica del legno. E vinse a Empoli, a Marassi con la Samp, a Cagliari, nella dimora di Allegri e contro Spalletti anche a seguire (il vice Domenichini sedeva in panca), la decima bellezza in A senza perdere l’uno a due a Verona in rimonta. Si sgretolò nel finale contro la Roma in un pesante 1 a 4 subendo decisamente gli strappi fiammeggianti di Abraham e Zaniolo. Alle soglie di San Valentino si ha un test rilevante, anche se ha da disputare ancora una partita col Toro la Dea ha la possibilità di ripristinare un’inerzia vincendo con la Juve tonificata dal mercato invernale. L’1 a 1 arrivato alla fine non l’ideale. Non entusiasmante forse nemmeno per la Juve rimasta svantaggiata negli scontri diretti con la bella ciurma della squadra di Percassi. Numerose indicazioni fornite dall’incontro, Dybala col suo volto da cresciuto bimbo melodioso, capace e bravo rimasto nel limbo ha un sinistro eccelso e sempre eccelso: un eccelso indeterminato. Prezioso nel legare il gioco nonché tenace e muovendosi molto in fase di non possesso e dal mirino affilato però a tratti. Il bottino dell’albiceleste a superare i 20 timbri stagionali solo 2 volte nei primi 6 anni torinesi indicazione di un talento che mai sa eclissare e al contempo incline al glissare. Vlahovic non ha steccato, Dusan non ha brillato, Dusan non ha afferrato il proverbio del terzo gol consecutivo anche se lontano non è andato dall’esultare: vigila Sportiello più di una volta.
Il ragazzone da quella faccia quasi proterva ad impatto, farcito in fisicità, dinamismo furente e avvolgente ha fatto il botto per poi tradire il motto sul più bellico, Verona e Sassuolo scogli duri, l’Atalanta di più. I cambi incidono e a un quarto d’ora dal termine su punizione la indirizza il neo entrato Ruslan. Da lieve tocco ad adagiare di Freuler la sentenza dell’ucraino, appoggio del numero 11 e scaglia una fionda quasi da cartone animato imprendibile. Meno di 10 minuti e un’Atalanta in crescita sfiora il raddoppio, Hateboer dimostra però lo scarso idillio col gol mancante da oltre un anno, a Bergamo da quasi 3 con l’eccezione dei 2 in Champions negli ottavi al Valencia, 2019-20 ma sfondo allora San Siro, l’olandese colpisce la traversa a posizione ravvicinata su precisa palla servita da Ruslan. La tecnica decide, come l’ucraino così Dybala. L’argentino batte un ottimo corner dove svetta il valoroso jolly Danilo di testa nel recupero per acciuffare un meritato punto. I ragazzi di Gasperini cresciuti dopo l’intervallo l’hanno sbloccata con la potenza solenne del mancino classe 1993, difficile trovare uno così abile a calciare di collo spudoratamente. Vlahovic benino e malino anche perché arginato e contrastato da un più che ottimo Demiral, uno che forse avrebbe potuto far comodo alla Vecchia Signora complici gli acciacchi plausibili di Bonucci e specie Chiellini. Pane forte le aitanti giocate rasenti ai fili d’erba. Specie dall’altra parte un de Ligt degno tosto muro, Boga poco preciso al tiro ma l’olandese è bravo a respingere tiri e inoltre senza usar mani o braccia come spesso in passato, un classico dell’era moderna il tocco irregolare di arti superiori, per un difensore un po’ antico. Sa anche partecipare bene alla manovra, uno dal coraggio “chielliniesco”.
De Ligt come Demiral, si è esaltato nella battaglia Merih, si sono esaltati entrambi. Vari spunti forniti da Atalanta Juve tra cui spiccano in maniera consistente l’abilità educatamente spudorata del 18 atalantino e la ‘scudorata’ contesa tra “Deli” e “Demi”, di quei difensori da stile vigoroso e a tratti ruvido, il turco iniziato ad imporsi al Sassuolo più spigoloso e talvolta arruffone e disordinato.
Due schierabili insieme e dal modo di operare ed arginare perentorio e categorico, in allungo o sradicando alquanto decisi e non di rado decisivi.

 

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