Il Parma once upon a time

Posted By on Giu 26, 2015 | 0 comments


di Anna Ditta

 

Il collasso finanziario del Parma è arrivato alle nostre orecchie come qualcosa di prevedibile. Una notizia spiacevole, senza dubbio, ma che in qualche modo avevamo messo in conto. Più volte la squadra si era ritrovata sull’orlo del baratro, riuscendo a raggiungere la salvezza in modo insperato attraverso interventi tardivi e insufficienti, che non si sono mai rivelati risolutivi. Alla fine è accaduto l’inevitabile: quello che noi italiani in qualche modo, avevamo sempre saputo sin dal crack Parmalat.
La notizia del fallimento, però, non è stata accolta allo stesso modo dagli appassionati di calcio del Regno Unito, almeno secondo il giornalista Richard Hall, che segue la serie A per l’emittente televisiva statunitense ESPN, per The Guardian Sports Network e per il Daily Mail. In un articolo pubblicato sul sito Squawka, Hall sostiene che l’uscita forzata del Parma dalla serie A è stata un duro colpo per i tifosi britannici, più di quanto lo sia stata per quelli italiani. Ciò è dovuto a una serie di fattori. Ad incidere, secondo il giornalista, nel dolore “attutito” degli italiani è il fatto che il Parma non è un club dal consolidato passato di vittorie come Juventus, Inter, Milan, Lazio e Roma. Inoltre, nel corso degli anni ’90 e primi anni 2000 gli italiani hanno visto altre squadre (in primis Fiorentina e Napoli) compiere parabole simili a quella del Parma e implodere finanziariamente fino alla quasi totale scomparsa.
Hanno assistito inoltre allo scandalo che nel 2003 ha sconvolto la Parmalat e alla condanna dell’amministratore delegato della società Calisto Tanzi nel 2006. Al contrario, nel Regno Unito la notizia è piombata come un fulmine a ciel sereno, data la scarsa copertura che hanno ricevuto questi avvenimenti nei media britannici. Ma il fattore che ha inciso più di tutti è stato il legame affettivo nato nel corso degli anni tra il Parma e i sudditi di sua maestà la regina Elisabetta. Il merito di questo attaccamento è da attribuire soprattutto a Football Italia. Era il 1992 e Channel 4, una famosa rete televisiva pubblica del Regno Unito, affidava al volto gioviale e rassicurante di James Richardson il compito di raccontare per la prima volta il campionato in cui giocavano i più forti calciatori del mondo – quello italiano – al popolo britannico.
In quegli anni, il Parma portò giocatori come Gianfranco Zola, Faustino Asprilla, Thomas Brolin e Claudio Taffarel sugli schermi televisivi dei salotti inglesi. Mentre qualche tempo dopo sfoggiò elementi del calibro di Gianluigi Buffon, Hernan Crespo, Fabio Cannavaro, Enrico Chiesa e Lillian Thuram. Nel corso degli anni 90 il Parma vinse due Coppe UEFA e la Coppa delle Coppe, oltre ad arrivare al secondo posto dopo la Juventus nel campionato del 1997.
Se consideriamo che Football Italia detiene ancora oggi il record di programma del sabato mattina più visto nella storia di Channel 4 (con circa 800mila spettatori a settimana nella sua prima stagione) e che al momento del suo massimo successo ha attirato oltre 3 milioni di telespettatori, possiamo immaginare quale influenza possa aver esercitato il Parma sugli appassionati di calcio che vissero quell’epoca. Ancora oggi, che questa popolare trasmissione sul calcio italiano non esiste più, il Parma rimane per gli inglesi una squadra che è sempre stata lì, e che richiama loro ricordi della loro infanzia o della loro giovinezza. Per questo la sua perdita ha toccato l’animo dei tifosi britannici più di quelli degli stessi italiani.
E ora che il Parma calcio 1913 dovrà ripartire dalla serie D, resta l’amarezza di quello che la squadra è stata e che forse non sarà più. Insieme a un dubbio che il giornalista Richard Hall non chiarisce. Una domanda, forse un po’ ingenua: se il Parma era tanto amato dagli inglesi, possibile che non ce ne fosse neanche uno disposto a salvarlo?

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