Le virtù di una sconfitta

Posted By on Dic 1, 2015 | 0 comments


di Michele D’Alessio

 

Fin dai tempi di Galeno, le medicine sono state amare. Un’amarezza dovuta, accettata per la guarigione. Nel calcio, come nella vita, spesso capita che un momento amaro possa generare qualcosa di positivo.
Amara è stata la sconfitta dell’Inter a Napoli. Ma lo è stata perchè poteva non esserlo per questione di centimetri. Nella bolgia del San Paolo, contro la squadra migliore del campionato in questo momento, con il giocatore più forte ed in undici contro dieci per un tempo intero, l’Inter è andata ripetutamente vicino al pareggio. Nella migliore prestazione stagionale, Mancini trova la seconda sconfitta in campionato. Una sconfitta che catapulta l’Inter nell’empireo della convinzione, della tenacia, degli attributi, mostrati dalla squadra come mai prima d’ora. E il paradosso è che per giungere a tutto ciò è servito perdere una partita.
Sulla bocca degli analisti del day after c’è lo stupore di come l’Inter sia stata solida. Ha patito, è vero, il primo quarto d’ora regalando un gol ad Higuaìn, che di regali ultimamente non ne ha bisogno. Però la squadra di Mancini c’è stata, ha aggredito, ha difeso, e ha lottato a centrocampo. E’ stata menomata sullo scadere del primo tempo a causa dell’espulsione a Nagatomo. Il giapponese ha commesso due falli, dei quali forse il secondo meritava il giallo. Orsato ha sbagliato, quindi. Come ha sbagliato Mancini a non iniziare la partita con Felipe Melo e Jovetic, seppur Brozovic e Ljajc hanno fatto un partitone, non come Icardi, impalpabile.
Specie il serbo, autore di pregevoli giocate di alto livello. Una freccia in più nell’arco di Mancini. Questa partita potrebbe essere ricordata come quella in cui l’Inter ha capito di non dover avere paura di niente (come fu ai tempi di Mourinho, in cui riuscì a vincere un derby nove contro undici), e di poter andare lontano in questo campionato. A patto che si mantenga sempre la grinta mostrata soprattutto quando la barca stava per affondare. Se a bordo saliranno anche gente come Icardi e Kondogbia, allora l’arrivo in porto potrebbe essere di quelli giusti.

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