di Luigi Pellicone
I “cervelli” di Roma e Fiorentina si muovono in modo e con caratteristiche profondamente diverse. Borja Valero è intelligenza tattica incarnata in tecnica di base. Lo spagnolo parte dalla mediana, si inserisce fra le linee e si fa trovare sempre smarcato. Catalizza palloni, distribuisce gioco, offre due soluzioni: scambio nello stretto oppure uno due per mandare in profondità il compagno. Pjanic è più elegante, sebbene meno presente nel vivo dell’azione: il bosniaco si muove con più grazia, non pretende il passaggio ma quando ha il pallone fra i piedi cerca il tocco illuminante o la giocata che sparigli la partita. Ricerca difficile, ma redditizia. l bosniaco perde due palloni, nei primi 10′ poi propizia il gol del vantaggio giallorosso. Il suo pallone in verticale per Salah è con il contagiri.
Il raddoppio della Roma e l’infortunio dello spagnolo costringono Sousa al cambio. La partita di Borja dura 29′.
Nella ripresa il bosniaco è ancora protagonista anche in fase di interdizione. Ruba due palloni e li ridistribuisce. Al 56′ sottrae palla a Costa, lo salta, serve El Shaarawy che spreca. E due minuti dopo serve il pallone del 4-0 a Salah.
La sostituzione di Perotti e l’ingresso di Vainqueur, e il conseguente 4-3-1-2, lo libera totalmente dai compiti di copertura. Non a caso al 69′ si inserisce di testa e prova la conclusione personale. Una grande prova quella del bosniaco. Incompiuto, lo spagnolo. Non a caso, la viola si è spenta quando è uscito il suo metronomo.