(di Gianluca Guarnieri) Quella volta lo scopo era veramente grosso. Una questione di vita o di morte (calcistica, ovviamente). Roma-Atalanta 2-2 del 6 maggio 1979 è di fatto, entrata nella storia del club giallorosso, per via di quel “dentro o fuori” che mise in pericolo la permanenza della squadra capitolina in serie A, al termine di un campionato vissuto pericolosamente a dir poco. Penultima giornata di campionato, e Roma messa veramente male con soli 24 punti, insieme a molte squadre invischiate nella palude della zona retrocessione. Per il gruppo guidato da Ferruccio Valcareggi, subentrato a Gustavo Giagnoni alla settima giornata, un obiettivo unico, ovvero fare almeno un punto, per tenere lontana la squadra bergamasca, a tre lunghezze di ritardo e sganciarsi da Vicenza, Bologna e Avellino, altre dirette concorrenti. Un incubo per un’intera tifoseria, che diede il segnale però, di fiducia affollando l’Olimpico con ben 70.000 unità cariche di passione e speranza. In campo andarono, Paolo Conti, Chinellato, Maggiora, Boni, Santarini, Peccenini, De Nadai, Di Bartolomei, Pruzzo, De Sisti, Scarnecchia. I “cavalieri” dovevano fare l’impresa e la fecero, sia pure soffrendo parecchio. L’inizio fu anche positivo con il vantaggio trovato al 5′ minuto con l’autorete di Vavassori, intervenuto male di testa su un cross dell’indimenticabile Ago. 1-0 e la strada giusta trovata subito. Invece, come in un sortilegio la Roma si blocca e subisce la reazione dei lombardi che pareggiano prima con Bertuzzo, di testa, grazie anche all’errore di Paolo Conti (pallone smanacciato in uscita) e di Cesare Prandelli (si, proprio lui…) che manda in vantaggio i bergamaschi con un gran sinistro dalla distanza. 1-2 e una gran paura sull’Olimpico. Serviva una reazione di carattere per poter salvare il salvabile . La scossa la diede la curva Sud che intensificò il suo tifo in maniera esponenziale, fornendo alla squadra la giusta spinta emotiva. Il momento della verità giunse al 60′: cross di De Nadai da destra, Roberto Pruzzo brucia il suo marcatore e con un bel tiro al volo fa secco il portiere atalantino Bodini. 2-2 e gran corsa del “bomber” sotto la Sud impazzita di gioia. Il pari e poi ancora una mezz’ora infinita, conclusa con il fischio finale di Michelotti, e con una imprevedibile invasione di campo, con un popolo gioioso. Sarebbe bastato un punto soltanto per salvarsi e sarebbe arrivato una settimana dopo ad Ascoli. La Roma era salva e la presidenza Anzalone giungeva al capolinea con l’avvento di Dino Viola al timone della società Oro e Porpora. Sarebbe cambiato tutto, con obiettivi ben diversi. Addio lotta per la retrocessione. La Roma si sarebbe giocata lo Scudetto e avrebbe vinto molte Coppe Italia. Ma se non ci fosse stata quella gara così sofferta eppure indimenticabile, la storia avrebbe preso un corso diverso.