Buffon e Sportiello: passato, presente e futuro azzurro?

Posted By on Mar 6, 2016 | 0 comments


Di Nicola Ciacciarelli 

 

Conoscete verità assolute, assiomi inattaccabili? Sì, c’è quello che dice che”Nella vita esistono due cose certe: la morte e le tasse” (magari sulla seconda Equitalia avrebbe qualcosa da ridire, ma non è questa la sede per discuterne), ma il calcio ha i suoi slogan? Abbiamo sempre sentito”gol mancato, gol subito”,oppure”Rigore è quando arbitro fischia”(grazie Vuja),”La palla è rotonda” e si potrebbe continuare all’infinito. Io aggiungerei: ogni buona squadra parte da un buon portiere.

Ecco, di questo vi vogliamo parlare oggi, dell’ estremo difensore. Un ruolo bistrattato sin da piccoli, quando il più scarso andava in porta. Eppure l’Italia ha sfornato, da sempre, grandi talenti in questo ruolo: da Combi ad Albertosi, da Zoff a Pagliuca, fino ad arrivare, ovviamente, a Gigi Buffon. E dopo di lui chi ci sarà? Da anni si parla e, forse, straparla del suo erede. Chi viene accostato al Gigione nazionale, come per magia però, si perde per strada o, comunque, non conferma le attese. Come se esistesse una specie di maledizione.

A Bergamo potrebbero ribattere che c’è un ragazzo che questa eredità non ha paura di accollarsela, senza avere timori di possibili ”maledizioni”. Marco Sportiello ha affrontato tutta la trafila nelle giovanili bergamasche e dopo un po’ di esperienze a Seregno, Poggibonsi e Carpi, dal 2013 è tornato alla casa madre. Insomma un prodotto made in Italy. Dopo una prima stagione all’ombra di Consigli, il ragazzo di Desio si è preso il posto da titolare nella stagione seguente, meritando la fiducia di dirigenza, allenatore, compagni e tifosi. Sportiello è giovane, ma nemmeno troppo. Classe 92′, il numero uno atalantino ha grinta, ma soprattutto capacità da vendere e tanta voglia di primeggiare. Quest’anno ben 9 clean sheet e aggiungeteci anche rigori parati, uno in particolare che risale alla stagione scorsa, quando fu El Pipita Higuain ad essere ipnotizzato dal prodotto del vivaio atalantino, ma le vittime illustri non sono finite qui: Paloschi, Pogba, Palacio e Sansone hanno visto infrangersi i loro sogni di gloria dagli undici metri contro di lui. Oggi a sfidarlo ci sarà proprio il numero uno dei numeri uno, Gigi Buffon, a caccia del record di imbattibilità di Sebastiano Rossi. Le loro storie hanno tanto in comune e tanto, anche, di diverso. Una sfida tra due prodotti rigorosamente made in italy, differenti tra loro per vittorie, ”importanza mediatica” ed età, ma accomunati dal fatto di esser cresciuti in squadre di”provincia” (anche se il Parma di Buffon di lì a poco sarebbe diventata una grande del nostro calcio). Gigi, il grande salto l’ha fatto. Pagato da Luciano Moggi un centinaio di miliardi delle vecchie lire nell’estate del 2001, in maglia bianconera ha già ottenuto l’immortalità. Sportiello lo deve fare. Ha 23 anni, gli stessi che aveva il portierone della nazionale, quando si trasferì a Torino. Il futuro è dalla sua, il presente? Gigi spera di no, almeno per un paio di anni, a partire da oggi.

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