di Luigi Pellicone
Zar Luciano? Più che altro Principe. Spalletti è padrone assoluto di Trigoria. Sovrano illuminato, abilissimo comunicatore. Scaltro nel far pesare le proprie ragioni e opinioni. Intelligente nel ribaltare, con dialettica, opinioni e pressioni provenienti dall’esterno nella misura in cui serve per motivare la squadra.
La notte di Madrid poteva lasciare morti e feriti. Spalletti difende gruppo e scelte. A Madrid ha perso la Roma, non il singolo. Ergo, non esistono colpevoli, inutile ricercarli. Parole soppesate consapevolmente. Mirate ad allineare e compattare l’ambiente. Non per piaggeria, ma per la Ragion di Stato: il risultato.
In questa ottica, Spalletti non allena solo la Roma. Tiene salde le redini all’ambiente. Allenta le briglie quando serve. Stringe e chiude all’angolo l’interlocutore, se necessario. In conferenza, spiega ogni scelta con onestà intellettuale, restituisce al mittente polemiche sterili.
La quintessenza dell’abilità comunicativa riguarda la questione Dzeko. Non prima di aver scansato, con freddezza, qualche “missile” lanciato su Totti, Spalletti disinnesca, con facilità, la polemica montante su Dzeko. Giocherà, il bosniaco. Proprio per zittire chi lo ha contestato. Poche parole, per azzerare ogni polemica sul bosniaco. Contro l’Udinese avrà maglia, fiducia, ma, nel contempo, responsabilità. Il centravanti, difeso pubblicamente, adesso, è “obbligato” a ripagare la fiducia. Per forza di cose, deve giocar bene. Spalletti Piccolo Principe. Anche nella comunicazione.