Di Marco Cannaviccio
Il West Ham, dopo il pareggio in trasferta contro il Manchester United, dovrà disputare il replay dei quarti di FA Cup. Sarà l’ultimo match nello storico impianto di Upton Park, dato che dalla prossima stagione gli Hammers traslocheranno nel ristrutturato Olympic Stadium.
Il “replay” è un’usanza tipica della FA CUP: competizione che trasuda romanticismo da tutti i pori. Alla competizione partecipano tutte le squadre inglesi, con i primi turni che iniziano in estate e con le squadre della Premier che hanno come unico vantaggio quello di entrare in gioco dal terzo turno. Nessun trattamento di favore negli accoppiamenti o nel decidere chi deve giocare in casa, tutto viene deciso tramite sorteggio. Tutti contro tutti, senza nessun favoritismo. E se la prima sfida termina in parità si rigioca il match a campi invertiti. Tutte le squadre che vi partecipano mettono in campo anima e cuore per passare il turno e non è raro assistere a clamorose eliminazioni di club blasonati a vantaggio di piccole realtà.
In Italia, si tende a privilegiare il più forte, stando attenti a non esporlo alle brutte figure e a non creare situazioni che possano in qualche modo contrariarlo. La Coppa Italia è considerata un peso dalla maggior parte delle squadre partecipanti. Complice, anche, l’assurdità regolamentare che priva la competizione di ogni interesse. I club più blasonati entrano in gioco solamente dagli ottavi di finale e hanno il vantaggio di disputare ottavi e quarti tra le mura amiche privando o riducendo (Roma-Spezia, unica eccezione degli ultimi anni, ma conferma la regola) l’effetto sorpresa.
A maggio termineranno entrambe le competizioni, ma le sensazioni che suscitano nell’immaginario collettivo sono agli antipodi: da una parte abbiamo la manifestazione più antica del mondo, da sempre amata e seguita in ogni angolo del globo, dall’altra invece una coppa modellata ad uso e consumo delle solite note che non appassionerebbe neanche un bambino di cinque anni.