Islanda, sorrisi dopo la crisi

Posted By on Giu 28, 2016 | 0 comments


MICHELE D’ALESSIO

La sorpresa di Euro2016 è senza dubbio l’Islanda, qualificatasi ai quarti di finale dopo avere rimontato ed eliminato l’Inghilterra, condannandola – utilizzando l’espressione dell’ex centravanti britannico – alla peggior sconfitta della sua storia.

Quello che accadde a Reykjavik nel 2008 ricalca questa dinamica della rimonta, anche se con risultati contrastanti. L’Islanda è stata uno degli stati che ha sofferto di più a causa della crisi economica internazionale, in quanto le tre principali banche del paese andarono in sofferenza, portando l’Economist a definire la situazione finanziaria come la più critica mai sofferta da uno stato.

All’inizio del 2009 tutti gli indicatori economici evidenziavano la complessità della situazione islandese: basti pensare che il Prodotto interno lordo calò del 5,5 per cento solo nella prima metà dell’anno. Dopo un periodo travagliato, grazie all’intervento del Fondo monetario internazionale, la situazione economica di Reykjavik migliorò nell’estate del 2011, in quanto la contrazione economica e la disoccupazione si arrestarono cambiando tendenza.

Nel cuore della crisi islandese, il parlamento decise di mettere mano alla Carta Costituzionale, ritenuta ormai anacronistica in quanto di fatto copia di quella della Danimarca, redatta nel 1874 e rimasta in vigore in Islanda anche dopo il 1944, anno in cui la “terra ghiacciata” – questa l’etimologia del nome – ottenne l’indipendenza proprio dalla monarchia danese.

Nel 2010 vennero selezionati 25 cittadini islandesi, a loro volta scremati da un gruppo più ampio di quasi 300, ai quali era riservato il compito di porre le basi della nuova costituzione. I politici, ormai consunti agli occhi dell’opinione pubblica dopo la crisi del 2008, non furono ammessi. Il procedimento per creare la nuova carta costituzionale fu quindi partecipativo. I 25 prescelti accoglievano proposte provenienti da tutti gli angoli del paese attraverso i più importanti social network come Facebook, Twitter, Youtube, o anche via mail. Quando l’esperimento islandese sembrava riuscito e pronto a essere portato come esempio in tutto il mondo, il procedimento entrò in una fase assai negativa.

Il referendum consultivo del 2012 fu un flop – con un’affluenza sotto il 50 per cento – e l’iter parlamentare si bloccò per scontri all’interno della maggioranza di centrosinistra, che andavano inevitabilmente a complicare il già ostico meccanismo di revisione costituzionale previsto dalla costituzione “danese”, ovvero quella che si intendeva riformare. Il progetto si è arenato quasi definitivamente con la vittoria alle elezioni politiche del 2013 dei partiti di centrodestra, favorevoli al mantenimento della costituzione originaria.  Mentre dall’Islanda arrivano segnali di apertura per un futuro in cui si potrà aggiornare la Costituzione, la nazionale di calcio per la prima volta partecipa alle fasi finali del campionato europeo.

Una nazione geograficamente ai margini, ma che intende attraverso il calcio porsi all’attenzione del resto del continente. Ora c’è l’ostacolo più grande, la Francia padrone di casa. Ma un popolo che ha saputo dominare la lava dei vulcani e il vapore dei geyser, non si fa spaventare di certo da un impegno del genere.

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