Massimo Fabi
Quel rigore sbagliato da Stanciu, al 97’ della gara del debutto contro la Romania, sarà effettivamente stato un segno premonitore. Dopo la cinquina interna sul Kazakistan, a Copenaghen nasce ufficialmente il sogno Montenegro, sbancando il Telia Parken e mandando in crisi la Danimarca di Hareide. Un film già visto a Cluji-Napoca: proprio come nella trasferta rumena, i balcanici giocano un calcio di attesa rimanendo per gran parte della gara arroccati nella propria metà campo, rivelandosi però tremendamente cinici. Il colpo di classe proviene dal solito protagonista, quel Stevan Jovetic non considerato momentaneamente da De Boer, innescante con un tocco sotto delizioso il pallonetto vincente di Beciraj. Niente da fare per i danesi, bloccati dall’insuperabile Bozovic che respingendo ogni tentativo di casa condannerà la Dinamite rossa a un quarto posto bollente, distante quattro lunghezze da una vetta condivisa da Montenegro e Polonia. Per differenza reti, con sette gol fatti e uno solo subito, i balcanici occupano di diritto la prima posizione: una serata ‘quasi’ perfetta quella di ieri per Savic e compagni, approfittando del pari a reti bianche che la Romania, ora terza sotto di due punti, non è riuscita a spezzare sul campo ostico e fin qui inviolato dell’Astana Arena in Kazakistan. A cosa è dovuto quel ‘quasi’? Ai secondi finali del match di Varsavia, con quell’incornata del solito Lewandowski che salva la Polonia e il c.t. Nawalka da un passo falso che avrebbe avuto del clamoroso. Un verdetto severo per la ‘povera’ e autolesionista Armenia, ultima in classifica e costretta per la seconda partita di fila a giocare in inferiorità numerica per un doppio giallo sciocco rimediato alla mezz’ora dal difensore Andonian. Questa volta però niente crolli vertiginosi come accaduto sabato scorso contro i rumeni: la squadra dell’allenatore Sukiasyan compie una prestazione eroica, riuscendo dopo l’autorete di Mkoyan ad agguantare il pareggio grazie al tiro-cross su punizione di capitan Pizzelli con la complicità di un non irresistibile Fabianski. L’assedio polacco non sembra dare frutti, risentendo profondamente della mancanza di Milik, ma la dea della fortuna darà una mano ai biancorossi: al 94’ gli ospiti si divorano il gol del raddoppio in contropiede, e un minuto dopo, col l’arbitro Kružliak pronto a decretare la fine della gara, arriva su palla inattiva il colpo aereo del letale Lewandowski che farà piangere gli armeni consentendo ai suoi di raggiungere a quota 7 il Montenegro. Il testa a testa tra queste due formazioni conoscerà un crocevia importante a novembre, quando la nazionale di Nawalka dovrà affrontare l’impegno difficile in Romania permettendo ai montenegrini di sfruttare al meglio tale scontro diretto se dovessero battere l’Armenia fanalino di coda. Al di là del prossimo turno favorevole, perché il Montenegro dovrebbe veramente crederci? I ‘Tricolori’ del c.t. Daum sembrano non trovare continuità, e pur trascinata da un fuoriclasse assoluto, e rimanendo la più accreditata per accedere direttamente al Mondiale, è una Polonia meno convincente rispetto all’ultimo biennio, non solo per l’assenza comunque temporanea di Milik, ma anche per errori difensivi che la stanno rendendo continuamente vulnerabile. Da potenziale outsider a vera favola, il passo può essere breve per una selezione nata solo dieci anni fa: l’esempio del Leicester è d’altronde molto recente..