Anna Ditta
Il quotidiano inglese The Mail on Sunday rilancia uno studio che potrebbe far discutere riguardo ai danni che il cervello riporterebbe a seguito dei colpi di testa, gesto abituale del calciatore moderno. Secondo lo studio, condotto dalla Stirling University, colpire frequentemente il pallone di testa porterebbe alla lunga ad un cambiamento dell’attività del cervello.
La ricerca è stata condotta monitorando 19 giocatori, valutando le loro capacità mnemoniche prima e dopo alcune partite di calcio in cui si colpiva abitualmente il pallone di testa. I risultati sono sorprendenti: in qualche giocatore la perdita temporanea di memoria è circa del 60%. Anche se il ritorno alle condizioni normali avviene nelle 24 ore successive, i ricercatori ritengono che questa dinamica possa creare problemi sul lungo periodo.
Il tabloid britannico ricorda come nel 2002, l’ex attaccante inglese del West Bromwich, Jeff Astle morì a 59 anni a causa di una precoce demenza senile causata proprio dai colpi di testa. La malattia neurodegenerativa di Astle era la CTE (Chronic Traumatic Encephalopathy), la stessa rinvenuta in professionisti di altri sport, come la boxe o il football americano.
La moglie di Astle non si è detta sorpresa di questa rivelazione portata alla luce dallo studio della Stirling Univesity, dal momento che ben quattro calciatori inglesi campioni del mondo nel 1966 ora ne soffrono. “Cosa si può fare a questo proposito per ridurre i danni da colpo di testa?”, ha chiesto alle autorità sportive britanniche.
Un portavoce della Football Association ha risposto così: “ci stiamo concentrando per studiare al meglio come prevenire i danni da colpo di testa già nei bambini che giocano a calcio, in attesa di ulteriori riscontri”. Riscontri che potrebbero portare a delle misure di sicurezza innovative e probabilmente impattanti per questo sport.
Il tabloid britannico ricorda come nel 2002, l’ex attaccante inglese del West Bromwich, Jeff Astle morì a 59 anni a causa di una precoce demenza senile causata proprio dai colpi di testa. La malattia neurodegenerativa di Astle era la CTE (Chronic Traumatic Encephalopathy), la stessa rinvenuta in professionisti di altri sport, come la boxe o il football americano.
La moglie di Astle non si è detta sorpresa di questa rivelazione portata alla luce dallo studio della Stirling Univesity, dal momento che ben quattro calciatori inglesi campioni del mondo nel 1966 ora ne soffrono. “Cosa si può fare a questo proposito per ridurre i danni da colpo di testa?”, ha chiesto alle autorità sportive britanniche.
Un portavoce della Football Association ha risposto così: “ci stiamo concentrando per studiare al meglio come prevenire i danni da colpo di testa già nei bambini che giocano a calcio, in attesa di ulteriori riscontri”. Riscontri che potrebbero portare a delle misure di sicurezza innovative e probabilmente impattanti per questo sport.