Luigi Pellicone
Da Torino a Roma, andata e ritorno. Quanto è cambiata la Roma in 19 giornate? Un’altra squadra. Spalletti ha cambiato scacchiere tattico. Via la difesa a quattro. Poi ha mosso le torri: la Roma ha due pivot, uno offensivo e uno difensivo. Dzeko e Fazio.
Quando la Roma alza il baricentro, Fazio accorcia la squadra. Difesa alta. Risultato: tanti uomini nella metà campo avversario. La squadra stritola l’avversario sino a soffocarlo, con cambi di gioco repentini, movimenti finalizzati a sfruttare ampiezza e profondità. In questa ottica, Dzeko è il primo a muoversi attaccando la linea difensiva avversaria, alle spalle per ricevere il pallone filtrante da centrocampo, o impegnando gli avversari creando tempi e spazi di inserimento a beneficio del centrocampista incursore.
La Roma si lascia anche, consapevolmente, attaccare: e ancora una volta Fazio è decisivo. É sempre lui, con i suoi piedi educati da centrocampista, a recuperare e poi impostare per primo il gioco. A questo punto, vi sono almeno tre soluzioni. Palla lunga per la torre Dzeko. Appoggio al centrocampista più vicino per avviare una veloce transizione offensiva manovrata. Lancio lungo alla ricerca della profondità per Salah in campo aperto. In tutti i casi, la manovra è sempre premiante: attraverso la velocità dell’egiziano, la concretezza di Dzeko, l’accompagnamento di Strootman, gli inserimenti di Nainggolan. Un ampio ventaglio di scelta. Tutto grazie alle due torri: Dzeko e Fazio.