Roma di clava e non di fioretto: una serata da…Juventus

Posted By on Mag 15, 2017 | 0 comments


Luigi Pellicone

Ci vuole un fisico bestiale, per rincorrere i sogni. La Roma, contro la Juventus, si giocava la sopravvivenza: e torna sul pelo dell’acqua tirando fuori muscoli e carattere. 3-1 e riaggancio al secondo posto interpretando la gara come doveva. Puro agonismo e quel pizzico di “cattiveria” necessaria. Strano, per una squadra abituata a dover essere bella, per vincere. Del resto la differenza fra Roma e Juve sta tutta lì: nella consistenza fisica. I bianconeri non hanno bisogno del talento per imporsi: quando non arrivano con la classe, ci mettono muscoli, grinta e cattiveria. Cià che è spesso mancato alla Roma, che, per caratteristiche, ha proprio la necessitò di giocare bene per vincere.

E quando la gara, sponda giallorossa, si mette subito in salita, tutto lascia credere che il destino sia segnato. Asamoah spaventa. Lemina atterrisce. Quanto basta, per mettere al tappeto la Roma? Di solito. Questa volta no. Accade l’imprevisto e l’imprevedibile, però.  La Roma sfodera una reazione fuori dal comune. Inizia a giocare da…Juve. Feroce, concentrata, determinata, cattiva. Lotta su ogni pallone, come se non ci fosse un domani. Trova il pari e non s’accontenta. Gioca, scalcia anche, mette pressione psicologica sulla Juventus che capisce, complici gli impegni e gli obiettivi ancora da raggiungere, che è meglio tenersi alla larga dai guai. La “svolta” in questo senso, è l’intervento di Fazio su Lemina. Una “carezza” sin troppo affettuosa. Per chi ha masticato un po’ di calcio, un “segnale” forte e chiaro. La Juventus, che è maestra di “coaching” recepisce il messaggio. Meglio rimandare i festeggiamenti, che privarsene. La Roma ha più fame, voglia e concentrazione. La quintessenza della serata dell’Olimpico è riassunta dalla serata di Paredes che prende le chiavi del centrocampo come mai fatto prima a accompagna la Roma a prendersi, quasi di prepotenza, una vittoria meritata. Stonata, al termine, da due note: Totti non festeggia con la curva una vittoria che vale una stagione. De Rossi si toglie la maglia e la bacia. Due modi diversi, evidentemente, di intendere il ruolo di capitano. Anche il numero 16, lui sì, decisivo, è in scadenza di contratto. Ma non se n’è accorto nessuno?

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