Signora Omicidi

Posted By on Mag 18, 2017 | 0 comments


Luigi Pellicone

La Juventus questa volta si presenta puntuale all’appuntamento con la festa. Allegri l’aveva promesso. E ha mantenuto. Presenta in campo una squadra non bella, ma efficace. La Juventus non ruba l’occhio, non le serve. É concentrata, cinica, aggressiva, feroce. Un esercito in missione. Anzi. Una macchina da guerra. Il primo obiettivo del risiko-triplete di Allegri recitava: annientare le armate biancocelesti. Centrato, senza se e ma. I bianconeri azzannano la Lazio senza lasciare la presa sino a che non mettono in ghiaccio partita e trofeo. In un tempo quasi record: meno di mezzora.

E La Lazio? Non le manca, il coraggio. Arrampicatasi, sino in finale, contro tutti i pronostici. Sul più bello, però, soffre di vertigini. Keita colpisce un palo. Poi, la Juve alza l’asticella della difficoltà a livelli fisici e mentali elevatissimi. Insostenibili. La Lazio prende paura. Subisce un gol “vecchie maniere”. Cross lunghissimo. Tutti guardano. Nessuno interviene. Dani Alves ringrazia. È l’inizio della fine. Subìto il gol, la Lazio perde testa, distanze, equilibri e, sopratutto, serenità. Il gol della Juventus appartiene all’ordine delle cose. Servirebbe pazienza. Persa, insieme a Parolo. Senza il suo centrocampista, la Lazio perde di vista ciò che sarebbe più importante: restare in gara sino alla fine, piuttosto che cercare immediatamente il pari correndo rischi inutili. La frenesia invece tradisce la Lazio. la rimonta e si ritrova invece, sull’orlo dell’abisso. Dani Alves e Dybala percorrono indisturbati le praterie alle spalle della difesa biancoceleste. Higuain perdona. Bonucci no. Su una dormita della difesa, la seconda, ancora su uno spiovente, e con l’aggravante di una giocata da palla da fermo, la Lazio consegna la coppa alla Juve. Poi nella ripresa, quando non ha più niente la perdere, gioca con serenità. E anche meglio. Non si avvicina neanche, a riaprire la partita. E però non affonda. Cede con dignità, le armi a un avversario più forte. La Juve c’è. Eccome. Questa finale dissipa ogni dubbio sulla tenuta dei bianconeri e lascia in eredità la sensazione che quando deve vincere, la Juve non ci prova. Ci riesce. Sempre. Perchè ha piedi caldi, mente fredda. Chiamasi killer instinct. Ciò che manca alla Lazio. Piegatasi di fronte alla (pre)potenza di un esercito che non vuole fermarsi. Non priva di aver conquistato il triplete.

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