Amarcord: la “copa” del 56-57

Posted By on Mag 30, 2017 | 0 comments


Antonio Capotosto

60 anni, quasi, dalla seconda Coppa Campioni della storia madridista. La prima di Raymond Kopa, il quale nell’annata precedente aveva accarezzato il trofeo più ambito con il Reims.

La seconda e ultima del tecnico Josè Villalonga Llorente. I Blancons erano arrivati all’atto conclusivo dopo aver eliminato in semifinale il Manchester United, il quale nel turno preliminare aveva liquidato l’Anderlecht con un 10-0: la vittoria più larga nella storia del club. Tra il Real e il trofeo solo la Fiorentina di Fulvio Bernardini, ormai ex campione d’Italia (il tricolore era tornato sulle maglie rossonere). Il ‘Dottore’ dovette rinunciare al capitano Chiappella, fermo ai box per un infortunio patito in Nazionale. Al suo posto Aldo Scaramucci, con la fascia sul braccio di Sergio Segato (al quale si ispirava Giacinto Facchetti). Le Merengues potevano contare sull’apporto di oltre centomila tifosi, considerato che quella finale si è disputata proprio al Santiago Bernabeu. Una partita equilibrata per oltre un’ora: fino al min. 69, quando Di Stefano trasformò un dubbio penalty. Poi un contropiede dell’ala sinistra Gento -recordman di successi nella competizione- fissava il risultato sul 2-0. E così i Blancos si confermarono sul tetto d’Europa. Tra i pali viola Giuliano Sarti, il quale si vendicherà sette anni dopo con un altro club… La maglia numero 3 del Real era sulle spalle di Marquitos, nonno del futuro viola Marcos Alonso. Il 30 maggio 1957 festeggiava il quattordicesimo compleanno Francesco Rizzo, in seguito protagonista del secondo scudetto gigliato. Il primo era stato conquistato con dodici lunghezze di vantaggio sul Milan: il massimo distacco nei tornei a 18 squadre con 2 punti a vittoria.

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