Elia Faggion
Non sarebbe stata la classica passerella sulla quale passeggiare bellamente, chi conosceva Semplici e la sua Spal lo sapeva bene: squadra rognosa, ruvida, compatta e consapevole nei singoli di ciò che viene richiesto dal diktat dell’allenatore.
L’Inter e i 57000 di San Siro hanno dovuto macinare, sporcarsi le mani, rimanere sul pezzo e procedere con insistenza per sgretolare la difesa di quarzo dei ferraresi. Ancora una volta decisivo il VAR (ancora una volta utilizzato con tempistiche insostenibili, boia di emozionalità) che al giro di boa del primo tempo fa cambiare idea all’arbitro Gavillucci sul punto in cui Vicari atterra Joao Mario: calcio di rigore e 1-0 di Mauro Icardi.
L’Inter merita obiettivamente questo vantaggio, per la mole di gioco lavorata, ma in realtà non erano arrivati troppi spauracchi dalle parti di Gomis. Questo episodio cambia incontrovertibilmente il prosieguo e la natura della gara, con la Spal che adesso non può più fare la roccaforte a Milano, e l’Inter che può sfruttare eventuali spazi nati da questa situazione.
In realtà la Spal resta paziente, molto paziente, e rimane in partita fino ai minuti finali, lavorando molto e creando qualche leggera occasione, ma per segnare al signor Handanovic ci vuole qualcosa di più. All’ 87′ arriva un’altra conferma per Spalletti, quando Perisic ci ricorda che quest’anno non è rimasto per caso.
Queste sono le classiche partite che l’Inter non è riuscita ad abbordare negli anni scorsi, rimanendo preda di squadre che si chiudevano a riccio e ripartivano a molla, creando danni spesso definitivi ad una struttura difensiva mai all’altezza. Quest’anno invece le distanze sono giuste, l’Inter è pronta a dominare partite contro le piccine del campionato senza però perdere in equilibrio e sicurezza. Anche se volendo essere pignoli, rimangono lampanti alcune lacune nei meccanismi difensivi (Spalletti ha sempre avuto difficoltà a mascherare problemi in difesa nelle sue squadre).