Francesco Falzarano
Ammettiamolo, alla vigilia pochi si sarebbero aspettati un risultato del genere, una sconfitta del Napoli, in Ucraina, era tutt’altro che pronosticata. Succede che gli azzurri giocano sulla falsa riga di Atalanta e Bologna, e se in campionato è possibile giocare male e vincere, dando anche segni di maturità. Purtroppo in Europa l’antifona non è la stessa, e se ci aggiungiamo uno Shakhtar in serata di grazia, il piatto è servito. Troppo lento per essere Napoli, troppo poco Napoli per essere il vero Napoli. Per più di un’ora succube del palleggio, dell’aggressività e del pressing ucraino. Spento il Napoli, che non impone il suo gioco e pressa male, perché superato il primo pressing, lo Shakhtar aveva delle prateria davanti a sé. Ultimi venticinque minuti da Napoli, con gioco, personalità, brillantezza. Un pareggio sfiorato e Mertens che cambia volto alla partita. Non è il momento dei bilanci, ne delle sentenze, una partita persa è solo una partita persa, e soprattutto meglio una sconfitta adesso che in futuro. Il passaggio del turno è pienamente nelle corde azzurre. Una postilla su Reina, anche ieri sanguinosamente impreciso sul secondo goal, una situazione che andava gestita meglio e forse una perdita che avrebbe lasciato sicuramente un bel ricordo, ma non troppe lacrime. Napoli, una sconfitta per crescere.