Calcio femminile italiano come stai? Segnali positivi anche se il professionismo…

Posted By on Ott 17, 2017 | 0 comments


di Giandomenico Tiseo

 

Sembra passato quasi un secolo da quando l’ex presidente della Lega Nazionale Dilettanti Felice Belloli sul
tema “finanziamenti al calcio femminile italiano” affermava:
“Basta dare soldi a queste 4 lesbiche”
. Parliamo
di un paio di stagioni fa quando la massima autorità della LND, responsabile anche del movimento del
“Pallone in rosa”, esprimeva una chiara posizione condita da un duplice pregiudizio: economico e sessista.
Sono seguite manifestazioni di protesta e minacce di sciopero ma in questa stagione qualche schiarita dopo
la tempesta la si è notata. In primis, nella massima serie, l’avvento della Juventus di Andrea Agnelli ha
iniziato a catalizzare l’attenzione di tanti tifosi bianconeri sull’esistenza del calcio delle donne. La
trasmissione delle partite della compagine allenata da Rita Guarino, sul canale Juventus Tv, è un’ulteriore
fonte di promozione. In più, la squadra allestita dalla società di Torino è già tra le principali candidate allo
Scudetto opposta al Brescia, al Verona e alle campionesse d’Italia in carica della Fiorentina. Un’affiliazione
tra club maschile e femminile di cui la Vecchia Signora è un esempio ma non il riferimento visto quanto fatto
proprio dalla Viola la stagione scorsa. Una collaborazione comportante grandi risultati (vittoria del
campionato e Coppa Italia) che ha fatto di Firenze anche la “Culla del Pallone in rosa”. Aspetti positivi
riverberatesi in campo in quest’inizio d’annata con le Leonesse (Brescia) e le gigliate vittoriose nei sedicesimi
di finale di Women’s Champions League contro avversarie molto forti come le olandesi dell’Ajax e le danesi
del Fortuna Hjorring. Due successi accompagnati anche dalle due vittorie della Nazionale italiana di Milena
Bertolini nei primi due incontri validi per le qualificazioni ai Mondiali 2019 in Francia contro la Moldavia e la
Romania. L’Italia manca dal 1999 alla fase finale della rassegna iridata ed è giunto il momento di
interrompere il digiuno. Non è però tutto oro quel che luccica. Le criticità sistemiche esistenti sono ancora
tantissime. Al contrario di quanto accade nel contesto maschile, non vi sono televisioni che investono nei
diritti per la trasmissione delle partite e, pur se il Dipartimento di calcio femminile ha deciso di trasmettere
una partita sulla propria pagina facebook, ciò non è minimamente paragonabile a quanto avviene sull’altra
sponda. Urge la riforma del professionismo affinché il livello tecnico possa innalzarsi e le giocatrici essere
atlete a tutti gli effetti e non costrette a dividersi tra sport e lavoro per avere una propria vita indipendente.
La legge 91 del 1981 ancora tiene in scacco lo sport femminile. Recentemente, il presidente
dell’Associalciatori Damiano Tommasi, pungolato dalla proposta della sottosegretaria alla presidenza del
Consiglio, Maria Elena Boschi (interessata ad equiparare lo stipendio tra calciatori e calciatrici come nel
contesto norvegese), ha sottolineato proprio l’importanza e la necessità nell’accelerare la riforma sul
professionismo. Una
condicio sine qua
non
altrimenti l’Italia dovrà sempre guardare in tv le vittorie dei club
stranieri.

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