Ottanta giorni di Euro-Atalanta: flop 3

Posted By on Nov 10, 2017 | 0 comments


di Giorgio Dusi

 

Dopo aver analizzato le note positive delle prime sedici gare stagionali dell’Atalanta, è il momento di entrare anche nel dettaglio degli aspetti che non hanno funzionato. Gli orobici hanno finora mantenuto un rendimento altalenante, raccogliendo 16 punti in campionato e guidando il girone di Europa League. Ci sono però alcuni rimpianti, alcune imperfezioni, alcuni dettagli da limare per riuscire ad aumentare il passo e ripristinarsi nelle zone nobili della classifica di A e intraprendere un percorso di livello in campo continentale. Perché sebbene finora la stagione si possa dir soddisfacente, il potenziale della squadra non è ancora stato espresso appieno. 
Il rendimento esterno – Il primo punto che gioca in sfavore dei nerazzurri è un rendimento piatto lontano dalle mura amiche. Zero vittorie in sette partite, quattro pareggi e tre sconfitte, sommando sia Serie A che Europa League. Una sindrome che il calendario non agevole – Fiorentina, Lione e Napoli tra le gare giocate fuori casa – non giustifica. Costruirsi la propria classifica in casa per poi considerare dei “plus” i punti in trasferta non è un metodo valido per pensare di centrare posizioni nobili o sperare di rientrare ancora in zona Europa, obiettivo alla portata dei nerazzurri se consideriamo l’organico e la profondità della rosa. Non è una questione di atteggiamento e nemmeno di tattica: sembra proprio che, lontano dalle mura amiche, l’Atalanta perda qualcosa in termini di spirito e spinta del pubblico. Soprattutto con l’entusiasmo che da mesi dilaga per le strade di Bergamo.
Le occasioni sprecate – La discussione sulle chances andate a vuoto si correla con il rendimento esterno. Vengono in mente tre partite su tutte: la trasferta di Napoli, quella in terra cipriota e l’ultimo match casalingo con la Spal. Al San Paolo i nerazzurri dominarono il primo tempo, poi la sostituzione inspiegabile di Petagna li costrinse alla ritirata, concedendo al Napoli di premere senza possibilità di uscita della palla. Risultato finale: 3-1. Nell’arco di un campionato è chiaro che perdere contro l’attuale capolista ci possa stare, ma la sensazione è che i nerazzurri potessero ottenere qualcosa di più se il centravanti classe 1995 fosse rimasto in campo. Questioni psicologiche invece hanno condizionato le due ultime gare disputate: 1-1 sul campo dell’Apollon e in casa con la Spal. La squadra è stata battuta sul piano psicologico, giocando una pessima mezz’ora finale a Nicosia, fatta più di calci che di calcio, come desiderato dagli avversari, per poi sciogliersi nel match interno contro i ferraresi dopo l’espulsione di Freuler. I tre punti bruciati domenica sono il maggior rimpianto.
Marten De Roon – Difesa e attacco funzionano, ma il centrocampo non convince ancora appieno. Se Cristante e Freuler stanno disputando una signora stagione, a far da contraltare c’è un De Roon che sembra perso, irriconoscibile. L’olandese è tornato a Bergamo in estate dopo l’annata trascorsa al Middlesbrough, con un’operazione da circa 13 milioni di Euro, la più costosa di sempre nella storia degli orobici. Uomo d’ordine, di geometrie, gamba e qualità, l’ex Heerenveen è nelle idee di Gasperini il jolly di metà campo in grado di sostituire sia Freuler che Cristante. La sua insolita lentezza cozza però con il resto della squadra, che va invece a duecento all’ora, come d’abitudine. Di fatto le prestazioni di De Roon stanno costringendo il tecnico a forzare minuti sulle gambe del duo titolare e il peso dell’investimento estivo completa il quadro che rende l’olandese una grossa delusione. Avrà tempo di riprendersi e probabilmente lo farà, diventando cruciale, ma allo stato attuale delle cose averlo in campo è quasi deleterio per tutta la squadra.

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