di Giovanni Rosati
Nelle storie che hanno un pizzico di romanticismo, si sa, le coincidenze sono come polvere magica. E in quel Roma-Parma del 19 Dicembre 2004, le coincidenze bastarono a far sognare il popolo romanista.
Innanzitutto non si poteva che tornare col pensiero a quel 17 Giugno del 2001, quando il Parma fu ospite d’onore alla più grande festa giallorossa degli ultimi tempi. In quell’Olimpico gremito e straripante, il 3-1 firmato Totti-Montella-Batistuta consegnava alla squadra di Fabio Capello il terzo scudetto della storia capitolina. Già questo presupposto poneva le giuste fondamenta perché quella giornata potesse divenire indimenticabile.
E allora non poté che esserlo. La Roma vinse 5-1, scoprì di avere un buon prospetto di portiere per gli anni a venire e soprattutto celebrò in pompa magna la grandezza del suo capitano. I gol, come nel 2001, furono ancora di Totti (2) e Montella, mentre per sopperire l’assenza di Batistuta (passato all’Inter nel 2003) era arrivato Antonio Cassano, che si era sostituito al Re Leone anche sul tabellino dei marcatori di quella sfida (2 anche per lui).
Francesco Totti arrivò in quell’occasione a quota 107 gol in campionato, scavalcando Roberto Pruzzo e salendo in cima alla classifica marcatori di tutti i tempi con la maglia della Roma. L’esultanza era stata un’esplosione di gioia, in tribuna come in campo, perché il figlio più amato di quella squadra aveva raggiunto un obiettivo tanto importante quanto meritato, e tutti lo sapevano bene.
La vittoria netta, il record di Totti…ah sì, un nuovo portiere. In quel Roma-Parma ci fu l’esordio dell’estremo difensore della Primavera giallorossa, un diciannovenne Gianluca Curci. La prestazione del ragazzo tra i pali è entusiasmante, Il Tempo titolerà: “Il giovane portiere Curci prenota un futuro da titolare in giallorosso”. Con Pelizzoli in fase decisamente calante, la porta giallorossa aveva trovato in casa la soluzione perfetta.
In quella difficile stagione, che vide l’avvicendarsi di tre allenatori sulla panchina capitolina e un deludente ottavo piazzamento, Curci giocò 11 partite di campionato e 6 di Coppa Italia, ben figurando. Nella successiva stagione, con l’arrivo di Luciano Spalletti alle redini tecniche della squadra, il posto da titolare sarebbe stato il suo. Ma dopo le prime sette gare, in cui la Roma aveva racimolato la miseria di otto punti in campionato, Curci perde la fiducia del tecnico toscano e soprattutto il posto da titolare a beneficio del brasiliano Doni. Il giovane portiere romano colleziona solo altre tre presenze in quella stagione in campionato, più altre otto nelle due successive, a cui vanno aggiunte le comparizioni nelle coppe.
Nel 2008-09, allora, Curci va a fare esperienza da titolare al Siena. Trentatré presenze nella prima stagione, trentasette nella seconda, che però vede i bianconeri terminare all’ultimo posto e retrocedere in Serie B. La Roma lo gira dunque nella stagione 2011-12 in prestito alla Sampdoria, dove gioca titolare ma, per la seconda volta in due anni, incredibilmente retrocede.
La Roma decide a quel punto di riportare a casa Curci versando un irrisorio riscatto di 500 euro nelle casse della Sampdoria, che dimostra il poco interesse nell’investire nel suo numero 85. Con in panchina Luis Enrique, Curci fa da secondo al neo-acquisto Stekelenburg, scendendo in campo in sole tre occasioni.
Nel 2012-13 il Bologna lo chiama per proteggere la propria porta, e in Emilia rimane anche nella stagione successiva. Per la terza volta in carriera però Curci retrocede in B e, come nei precedenti due casi, la Roma lo richiama a sé. I giallorossi volevano con tutta probabilità con il suo ritorno semplicemente riempire la casella in rosa destinata ai giocatori formati nel proprio vivaio: Curci è terzo, forse quarto portiere e non vede mai il campo.
Giunto alla scadenza del proprio contratto con la Roma, a 29 anni l’estremo difensore prova l’esperienza estera firmando per il Mainz. In Bundesliga, però, non va come sperato. La società vuole valorizzare l’altro portiere, Loris Karius, e dà a lui la maglia da titolare. In estate i tedeschi cedono Karius al Liverpool, ma acquistano Jonas Lössl dal Guingamp e Curci si ritrova nuovamente seduto in panchina.
A Gennaio il portiere decide che è ora di cambiare aria. Vola in Inghilterra, dove fa un provino con i Bristol Rovers, che militano in League One, la terza serie britannica. Pur di giocare, Curci è disposto a scendere di ben due categorie. E invece i Rovers danno il colpo di grazia alla sua carriera, rinunciando al tesseramento e, di fatto, bocciandolo agli occhi di tutti.
Curci torna in Germania, dove però ormai non può più stare. Il 31 Gennaio 2017 rescinde il proprio contratto e da free agent invita le società italiane a puntare su di lui: “Ho ancora tanto da dare”. Ma mentre parla, riesce a sentire la sua eco. La stanza è vuota, nessuno bussa alla sua porta.
Per un anno resta senza squadra, poi, oggi, l’annuncio che nessuno si aspetta: “Diamo il benvenuto al portiere italiano Gianluca Curci”. A farlo, tramite la propria pagina ufficiale, è l’AFC Eskilstuna, squadra appena retrocessa in Superettan, la seconda divisione svedese. Sul sito vengono pubblicate due foto: quella del presidente del club scandinavo che regge la maglia del neo-acquisto e quella di un semi-irriconoscibile, ma sorridente, Gianluca Curci.
L’Eskilstuna ha fatto semplicemente ciò che nessuna società italiana ha voluto fare in questo anno: ha dato fiducia a questo ragazzo. Eppure, tra Serie A e B, senza dubbio Curci si sarebbe potuto ritagliare il suo spazio. È proprio la fiducia ad esser molto probabilmente mancata nella carriera di questo giocatore, una fiducia incondizionata, che è un elemento fondamentale per un estremo difensore. È mancato qualcuno che gli dicesse quanto fosse importante, qualcuno che affidasse a lui la propria salvaguardia, senza metter sempre sotto esame quel ragazzo prodigio che non ha mai espresso appieno il suo potenziale.
Gianluca Curci non aveva alcuna intenzione di smettere a soli 32 anni e lo aveva dimostrato già un anno fa, quando sarebbe stato disposto a giocare col Bristol in League One. Perché non importa dove: è solo giocando che un calciatore può trovare compimento e serenità. E Gianluca, promessa incompiuta, meritava senza dubbio di tornare a sorridere.