Bruno Coelho è “Magico”, Portogallo campione d’Europa

Posted By on Feb 11, 2018 | 0 comments


Tiziano Villanacci

Alla Stozice Arena di Lubiana va in scena l’appuntamento finale dell’undicesima edizione degli Europei di Futsal. La partita più importante di tutto il torneo è il derby della penisola iberica, Spagna contro Portogallo.

Gli spagnoli sono la squadra da battere, i detentori del titolo e gli assoluti maestri di questa disciplina. Ben 7 vittorie in 11 edizioni, un autentica sentenza. I portoghesi sono la mina vagante ed hanno il sogno di arrivare per la prima volta al trionfo e vendicare la sconfitta in finale 2006, proprio contro gli spagnoli. Il loro capitano è Ricardo Filipe da Silva Braga, meglio noto come Ricardinho, il cinque volte pallone d’oro, alla ricerca del suo primo storico titolo in nazionale. Il cammino delle due squadre è simile, anche se la Spagna ha sofferto più del previsto ed il Portogallo a ha dettato legge, sia nel girone che nei quarti e semifinale.

Formazioni: Spagna con il miglior portiere del mondo in porta, Paco Sedano. Alex, Miguelin, Ortiz e Pola dall’inizio. Risponde il Portogallo con Sousa tra i pali, Ricardinho da ultimo, Matos, Bruno Coelho e Pedro Cari.

Pronti e via ed arriva il vantaggio dei lusitani con l’uomo più atteso, “O’ Magico”. La Spagna perde palla in impostazione ed il giocatore dell’Inter Movistar di sinistro batte Sedano con un perfetto tiro sotto il sette. I campioni d’Europa accusano il colpo e continuano a commettere tanti errori in fase d’inizio azione, sintomo di poca tranquillità e del fatto di aver subito il gol a freddo. Il Portogallo gestisce le forze del suo numero 10 ma perde Bruno Coelho, per una distorsione del ginocchio sinistro. Il numero sette portoghese non può immaginare che non solo giocherà il resto della partita ma che sarà lui l’assoluto protagonista. A metà prima frazione Ricardinho prova a far venire già tutta la Stozice Arena con un tiro perfetto dalla difesa, che Sedano devia in angolo con un colpo di reni da campione. La Spagna però acquisisce fiducia e fluidità di gioco e trova il pareggio ad un minuto dalla fine del tempo con Tolra, che fa un ottimo inserimento centrale con il suo destro che bacia il palo e finisce in porta.

La seconda frazione è molto nervosa, con le due squadre che sentono la tensione della finale e che non si esprimono al massimo, commettendo tanti errori in fase d’inizio azione e coinvolgendo poco Ricardinho da una parte e Solano dall’altra, centrale per il gioco degli iberici con i suoi movimenti spalle alla porta. Il Portogallo arriva rapidamente a tre falli, cosa che condiziona i lusitani in fase difensiva. La partita diventa bellissima a metà frazione con la Spagna che prende un clamoroso palo con Miguelin e sul cambio di campo Sedano è strepitoso su Ricardinho che prova a beffarlo con un pallonetto. Ancora “O’ Magico” vicino al gol e Pola, che di punta spara alto a Sousa battuto. Il gol è nell’aria e lo trova la Spagna, su un perfetto calcio di punizione che trova Lin libero di appoggiare in porta.

Il Portogallo subisce mentalmente lo svantaggio e commette a sei minuti dalla fine il quinto fallo, ora ogni contatto può portare la Spagna a battere un tiro libero. La preoccupazione diventa realtà quando Varela atterra Lin e consegna agli spagnoli la possibilità di chiudere il match. Miguelin distrugge la traversa e lascia viva un squadra più che ferita. E’ l’Europeo del Portogallo e lo si capisce quando i lusitani utilizzano la disperata carta del portiere di movimento e trovano il 2-2 con Bruno Coelho, che non doveva giocare e che invece si riprende dalla dolorosa botta nel momento giusto. Supplementari.

Nei due mini tempi da cinque minuti le squadre creano poche occasioni da rete, più frutto di folate dei singoli che di azioni corali, con la testa più a non subire gol e con la paura di perdere il trofeo per un singolo errore. La tensione sale ancora di più quando la Spagna raggiunge i cinque falli, con un banale errore di Usin, che atterra uno splendido A. Coelho.

Solano è l’arma in più degli spagnoli, che sfruttano i suoi movimenti ed il fatto che i portoghesi non possano forzare la difesa contro di lui. Ma il numero 6 iberico è tanto bravo in attacco quanto irruento ed ingenuo in difesa e commette un delittuoso fallo a due minuti dalla fine. Tiro libero per il Portogallo. Chi si presenta dal dischetto? Ricardinho? No, perché il numero 10 portoghese ha subito una fortissima distorsione alla caviglia che lo ha portato a vedere i minuti finali dalla panchina, facendo riportare di due anni indietro tutto il popolo lusitano, con Cristiano Ronaldo a terra ed il Portogallo campione d’Europa 2016 di calcio a 11. Il pubblico lituano e spagnolo dispensa applausi e cori per un uomo che ha fatto innamorare il mondo di questo fantastico sport. Gesto di una bellezza sportiva unica, che suggella un europeo vissuto al massimo dell’intensità ma anche con una correttezza che il mondo del calcio ad 11 guarda con invidia.

Bruno Coelho è lì, pronto per calciare. Il signor Cerny (arbitro Ceco) fischia ed il giocatore portoghese esegue un tiro libero perfetto che bacia il palo alla sinistra di Sedano e porta al trionfo una nazione intera. A nulla serve il portiere di movimento per la Spagna, che nell’ultimo minuto costruisce un azione da almanacco del Futsal e va vicino ad un incredibile 3-3.

Il pianto di Ricardinho, prima di dolore nel momento dell’infortunio e poi di gioia al fischio finale, è l’immagine di un calciatore che, con merito, ottiene il riconoscimento di miglior giocatore di Euro 2018. Mattatore della gara è Bruno Coelho, che trova forse le due reti più importanti della sua vita. Capocannoniere del torneo è Ricardinho con 7 reti, seguito da Bruno Coelho con 6 ed Eder Lima (pivot della Russia terza classificata) con 5.

E’la vittoria di due movimenti interamente composti da giocatori del proprio paese, senza oriundi ma con una progettazione che parte dai giovani ragazzi, che si avvicinano a questo sport e che vengono educati prima al rispetto e poi all’esaltazione del concetto di squadra. Il Futsal è esattamente questo, il giocare in cinque come se si fosse un singolo ingranaggio di una macchina più grande. L’esempio è il Portogallo che, nel momento del maggiore bisogno, si compatta e sopperisce all’assenza del suo condottiero non solo non subendo gol, ma trovando anzi la rete della gloria.

Un Portogallo “MAGICO”.

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