Rivive nella Sir Perugia di Bernardi il grande Milan

Posted By on Apr 20, 2018 | 0 comments


Matteo Quaglini

Perugia ha vinto battendo Trento e ora vola in finale scudetto. La pallavolo italiana ha da un decennio a questa parte cambiato la geografia del campionato: dalla via Emila con Modena, Parma e Ravenna ai nuovi grandi di Perugia, Trento e Civitanova Marche.

E’ la storia dello sport e dei suoi cicli. E’ la storia anche di una squadra che nel suo modo di giocare, di essere spettacolare sul campo, di attaccare, ricorda un po’ e al netto di tutte le differenze tra sport e campioni, il Milan: quello dei tempi d’oro e fulgidi di Sacchi prima e Fabio Capello poi.

Del Milan di Sacchi, la Sir Perugia pallavolo ha il sogno visionario di vincere lo scudetto. Il primo per un gruppo di campioni. Nel 1988 a Verona nemesi e crocevia del viatico milanista, Sacchi e i suoi giocatori capirono, vincendo e dominando, che quello era il primo passo per raggiungere il traguardo allora nelle mani o meglio nei piedi saldi e tecnici di Maradona, Giordano e Careca.

Furono quelle partite che arrivano sotto forma di segno premonitore rompendo, come negli assedi alle fortezze, l’equilibrio e tutto diventa possibile allora. Per la Sir Perugia quella partita è stata la coppa Italia vinta pochi mesi fa contro i campioni d’Italia di Civitanova. Una seconda vittoria, contro lo stesso avversario, dopo quella in super coppa italiana e una convinzione o più precisamente una visione: possiamo farcela, possiamo vincere il campionato.

Del sacchismo, religione eretica e protestante, “Lollo” Bernardi ha raccolto più questa capacità visionaria che il gioco “totale” del Milan due volte campione d’Europa e del Mondo anche se quando Perugia gioca sicura della sua forza d’attacco, il gioco tocca per alcuni momenti l’estetica del Milan sacchiano. E allora l’attacco di Zaytsev è uguale, nella fisicità prorompente e nella tecnica della forza, al gol di Gullit contro la Steaua Bucarest, nella finale di coppa campioni 1989.

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Del Milan di Capello, quello degli invincibili, Perugia ha la determinazione nel superare tutti gli ostacoli: sul 2-2 nella serie contro Trento non si è arresa, non ha pensato negativo, ha giocato l’ultima in casa come il Milan di Don Fabio giocava a San Siro, incutendo cioè negli avversari il senso dell’inattaccabilità. Da qui non si passa. E da qui gli avversari non vincono.

Il tratto di Perugia è il prodotto finale di una miscela, la visionaria idea di vittoria che nessuno tranne i protagonisti intravede e la compattezza, la forza tattica, la decisione, la capacità di controllare l’avversario imponendo ritmo e gioco. D’altronde anche il Milan nel 1991 alla fine dell’era Sacchi continuò il suo magistero nel segno della mescolanza: Capello mantenne i concetti della difesa come emblema allentando la tattica del fuorigioco e del pressing così radicalmente voluta da Sacchi e al contempo, conservò la struttura dandole in più solidità e inattaccabilità.

Due mondi diversi che s’incontrarono nella stessa squadra, com’è oggi Perugia: spettacolare quando i suoi cannonieri attaccano a tutto braccio, efficace e solida quando Podrascanin mura gli avversari come Ancelotti e Desailly muravano i centrocampisti italiani ed europei opposti al grande Milan.

Già il grande Milan: quella squadra era la bandiera di una costruzione tecnica plurima come detto, ma anche il risultato finale di un’idea di gioco alto e armonico che imperava nella Milano rossonera dal 1951, da Liedholm giocatore, dal Gre-no-li, da Rivera e Rocco, da Schiaffino ad Ancelotti allenatore, si vince giocando meglio dell’avversario.

Il Perugia allenato da mister Secolo, il miglior giocatore italiano di sempre, ricalca quando entra dentro la partita con tutta la consapevolezza possibile, quest’idea: noi giochiamo meglio degli avversari, noi giochiamo meglio degli altri a pallavolo. Ma Bernardi non è, nel nostro racconto da ritratti sudamericani, né Sacchi, né Liedholm, né Ancelotti, è Capello.

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Lo è nei modi bruschi in panchina, nelle proteste tese e dirette agli arbitri, nei time-out quando parla dell’essenziale senza troppi fronzoli, lo è nell’idea riassuntiva del gioco: l’attacco e il punto sono la strada verso la vittoria proprio come ragionava Don Fabio che sostituiva l’attacco con la difesa impenetrabile dando così importanza massima ai pochi gol, simboli degli attacchi calibrati delle suo Milan invincibile.

Oggi Bernardi ricorda il Capello del 1992, l’allenatore che è stato prima un grande giocatore e che insegue nel nuovo ruolo, la sua prima vittoria nella grande corsa a tappe che è il campionato italiano. Perugia ha battuto Trento, quindi un’altra Juventus dopo Modena. Perugia somiglia al Milan che fu grande e leggendario. Perché però De Cecco diventi Savicevic, Russell diventi Massaro, Podrascanin diventi Desailly, Zaytsev sia Gullit e Atanasijevic sia Van Basten bisogna vincere il campionato contro Civitanova, l’Inter del volley.

Nel calcio la Juventus è in corsa per vincere il 7° scudetto di fila, nella pallavolo Modena e Trento le Juventus del volley, non corrono per lo scudetto, ma per Perugia non sarà comunque semplice. Per vincere ci vorranno i suoi tratti e quelli del Milan della leggenda, visione e concentrazione.

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