Juventus, la paura fa 90

Posted By on Apr 23, 2018 | 0 comments


Nicola Ciacciarelli
La testata di Koulibaly in extremis non consegna il sorpasso al Napoli in classifica, ma regala l’inerzia mentale ai partenopei. Ora a -1 e con un calendario più agevole della Signora. Per i bianconeri è il momento di leccarsi le ferite. E la paura di un sorpasso napoletano è concreta e motivata dalle ultime due scialbe prestazioni .
Troppo poco ha fatto la Signora. Gara d’attesa sì, ma con pochissime ripartenze. Dybala conferma il momento no e la sua allergia al 4-3-3, non trovando mai una posizione consona alle sue abilità. Eppure il cambio all’intervallo sembra frettoloso, come dimostrano i secondi 45 minuti del sostituto Cuadrado mai in grado di dribblare il diretto avversario. Questione di modulo? In parte. A far la differenza è l’atteggiamento. Troppo rinunciatario quello bianconero (a fine gara si contano 34 attacchi partenopei contro i 15 bianconeri). Dieci uomini dietro la linea della palla ed Higuain lasciato in balia della coppia Albiol-Koulibaly. Una difesa ad oltranza che dura 90 minuti, prima di crollare sull’ultimo angolo della partita. Il match della Signora è caratterizzato da una continua rincorsa dell’avversario. Il recupero palla avviene troppo basso per poter sperare di ripartire e far male agli azzurri. Tanti i cambi campo sballati nei rari momenti della gara in cui il pallino del gioco è in mano alla Signora. Momenti che avrebbero potuto creare un piccolo break a favore dei padroni di casa e non sfruttati a dovere per mancanza di precisione. C’è un dato che fotografa la fatica della Juventus nel costruire: 27 lanci lunghi contro i 6 del Napoli. Lanci quasi sempre raccolti da un giocatore napoletano . In questo senso stupisce il mancato utilizzo di Mandzukic sin dall’inizio. Il croato avrebbe potuto aiutare molto la squadra a risalire la corrente, sfruttando chili e centimetri in più rispetto a Mario Rui, rimediando in parte al fatto che la Juventus bypassa il centrocampo in fase di impostazione. Un po’ per merito per la pressione del Napoli, un po’ perchè quando Pjanic è in possesso della sfera c’è poco movimento dei tre d’attacco. La gara juventina è caratterizzata dalla paura dell’errore e di scoprirsi troppo. La squadra mostra timore di poter perder palla in zone nevralgiche del terreno e non riuscire a rimediare con una transizione difensiva un po’ troppo spesso lenta. E la condizione fisica, seppur non disastrosa, non è nemmeno ottimale tanto da pretendere una pressione alta e costante degli uomini di Allegri.
La trasferta di Milano rappresenta il più classico degli spartiacque. Non vincere vorrebbe dire consegnare il match point sulla racchetta degli uomini di Sarri di scena a Firenze il giorno seguente.

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