Inter epica, ma la favola è senza lieto fine

Posted By on Apr 29, 2018 | 0 comments


Elia Faggion

 

Si suol dire che le favole finiscano sempre con un lieto fine, ma quella scritta ieri dall’Inter è stata brutalmente sdrucita proprio nel finale. Un “peccato originale” stropicciare una così bella trama. Un peccato, che il tema principale di questo splendido gioco sia troppo spesso la direzione di gara, pur contando sull’ausilio di VAR e assistenza fisica. Un peccato, perché le rime della partita avrebbero coniato una poesia bellissima, storica, epica. L’Inter non meritava la sconfitta, ma si è sgretolata nel momento topico sotto il peso delle immani fatiche sopportate per una gara in inferiorità numerica contro gli esa-campioni d’Italia. Dopo il gol di Costa e l’espulsione di Vecino, in pochi avrebbero avuto la forza di svoltare l’inerzia psicologica del match. In pochi, tra cui l’Inter. Spalletti deve applaudire la sua truppa, capace di annegare la Juventus nel suo stagno, di attaccarla sui fianchi, di farla scappare all’indietro terrorizzata. Va ribadito, con una pedina in meno nella scacchiera. L’unico errore della serata interista non proviene dal rettangolo verde smeraldo di San Siro, ma dalla panchina: Spalletti a cinque minuti dalla fine toglie Icardi e inserisce Santon. Il terzino entra per rinfoltire una difesa stremata, ma danneggia irrimediabilmente il reparto con la sua sufficienza. La scelta del tecnico certaldino ha costretto l’Inter ad una difesa ad oltranza, ma subito la squadra si è fatta bucare. La tattica stavolta si è rivelata erronea.

Adesso il cammino verso la Champions si complica, e non poco. La Roma a tre giornate dal termine ha quattro punti di vantaggio, e salvo cataclismi dovrebbe arrivare tra le prime quattro; a questo punto l’epicentro della la lotta si sposta tra Inter e Lazio, che giocherà stasera all’Olimpico contro il Torino. Se i biancocelesti dovessero vincere, per l’Inter si metterebbe davvero male. Ora i rimpianti emergono come olio sull’acqua. Per una stagione cominciata al massimo, lasciata decadere nei mesi invernali, e ripresa in mano, forse, quando era già tardi.

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