Juve, il settimo sigillo

Posted By on Mag 14, 2018 | 0 comments


Nicola Ciacciarelli
Praticamente virtuale da una settimana, il settimo titolo consecutivo juventino diventa ufficiale all’Olimpico. A distanza di quattro giorni i bianconeri tornano a festeggiare nella capitale, stavolta accontentandosi dello 0-0 in una gara dai pochi spunti tecnico-tattici. Una vittoria che arriva dopo una stagione vissuta ad alta tensione. Prima a rincorrere, poi a gestire il vantaggio sul Napoli, infine quegli ultimi cinque minuti di San Siro che hanno cancellato l’incubo di un sorpasso al fotofinish dei campani, arresisi al clamoroso ribaltone milanese.
La Juventus 2017-2018 ha mostrato ancor di più caparbietà e ”rifiuto della sconfitta”, quello che in America chiamano resilience (resilienza diremmo noi). Caratteristiche che hanno permesso di sopperire ad un gioco non eccelso. A far la differenza la rosa lunga, quasi sconfinata per gli standard del campionato italiano e la capacità di concretizzare le occasioni a propria disposizione. Un dato spicca su tutti: la Juve è ottava nella classifica dei tiri effettuati con 414 conclusioni, a -118 dal Napoli primo (532). Eppure Madama ha segnato 9 reti in più dei partenopei. Sintomo di una maggior cattiveria e capacità realizzativa. Sintomo di un’abitudine diversa alla vittoria.
Quest’anno i bianconeri sono stati camaleontici come non mai. Dopo la debacle di Genova con la Samp, Allegri ha lasciato da parte il 4-2-3-1 optando per il 4-3-3. Mossa intelligente e saggia. L’aggiunta infatti di un centrocampista in più come Matuidi ha regalato dinamismo, maggior possibilità di recupero palla nella zona nevralgica del campo e più copertura ad una difesa che aveva raccolto la palla nel sacco 14 volte nelle prime tredici uscite. Da dopo Marassi  il passaggio ad una linea di centrocampo a tre e la retroguardia che torna ad essere imperforabile: solo una rete al passivo nelle successive quindici gare di campionato.

La Juventus si è modificata in corsa, inserendo cammin facendo i nuovi arrivi come Matuidi, Bernardeschi e, in particolar modo, Douglas Costa. Il brasiliano ha saputo sparigliare le carte in tavola come nessun altro. Velocità dirompente e dribbling sono caratteristiche che hanno permesso all’ex Bayern di creare la superiorità numerica e di dare, dunque, una sterzata decisa ad una squadra che predilige troppo spesso i ritmi bassi e compassati.
Saper plasmare i suoi a seconda delle evenienze rimane caratteristica peculiare del credo tecnico-tattico di Allegri. In contrasto, netto, palese con l’avversario d’annata Maurizio Sarri, fermo ed inflessibile sui suoi dogmi, che hanno comunque prodotto per larghi tratti di stagione il calcio più bello d’Italia e uno dei migliori in Europa. Ma il football a volte premia l’efficacia, la resilienza, la capacità di saper resistere ai momenti in cui il vento spira forte contro di te non l’estetica e su questo il primato è senza dubbio appannaggio della Signora. Il settimo sigillo è arrivato anche per queste ragioni.

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