Addio Gaetano Anzalone, una vita in giallorosso…

Posted By on Mag 18, 2018 | 0 comments


(di Gianluca Guarnieri) Il presidente degli anni ’70, della Roma di Prati, Rocca, De Sisti, e dei giovani Bruno Conti e Agostino Di Bartolomei. E’ scomparso oggi ad 88 anni Gaetano Anzalone, massimo dirigente giallorosso, in carica dal 1971 al 1979, l’uomo dei grandi cambiamenti nel calcio romanista, il presidente del terzo posto 1974/75, dell’acquisto di Roberto Pruzzo, e della costruzione del centro sportivo di Trigoria. Uomo di grande sensibilità e di squisita eleganza, prese il timone della società capitolina dopo l’addio di Alvaro Marchini, in un momento di grande difficoltà economica. Sotto la sua presidenza emersero grandi talenti del vivaio come i fortissimi difensori Francesco Rocca e Franco Peccenini (entrambi limitati nella carriera da gravissimi infortuni), il regista Agostino Di Bartolomei e l’ala Bruno Conti, campioni d’Italia 1983, ritornò il figliol prodigo Giancarlo De Sisti da Firenze, ed approdò sulle rive del Tevere Pierino Prati, che tornò protagonista con tanti goal dopo un’annata opaca nel Milan. Grande merito di Anzalone la nascita dell’era di Nils Liedholm con lo svedese giunto per sostituire un Manlio Scopigno in fase calante dopo i trionfi cagliaritani, e l’acquisto di Roberto Pruzzo, soffiando il bomber alla concorrenza della Juventus, costruendo piano piano un line up che sarebbe sbocciato nella gestione futura di Dino Viola. Di lui si ricorda anche il “lupetto” primo marchio stilizzato della storia del calcio italiano (disegnato da Piero Gratton), un tentativo lungimirante di marketing nel calcio italiano, e le sue lacrime alla fine della sua avventura alla guida della Roma, da lui tanto amata, il giorno dopo la salvezza culminata nel famoso Roma-Atalanta 2-2. Tanti episodi che lo ricordano, come il terzo posto del 1975, con la “ragnatela” (il modulo tattico liedholmiano che prevedeva il mantenimento del possesso palla) che sconfisse per ben tre volte la Lazio campione d’Italia di Maestrelli, o come salvò l’arbitro Michelotti dopo l’invasione di campo alla fine di un turbinoso Roma-Inter del 1972. Un romanista vero, fiero ed innamorato della propria squadra.

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