Mondiale, presentazione girone D

Posted By on Giu 9, 2018 | 0 comments


Stefano Renzi

 

Mancano pochi giorni all’inizio dei Mondiali estivi, e tutte le nazionali sono pronte a darsi battaglia. Il girone D vedrà come protagoniste Argentina, Islanda, Croazia e Nigeria. Andiamo ad analizzarle nel dettaglio.

ARGENTINA

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Punti forti – L’Albiceleste può naturalmente confidare in un fantastico reparto offensivo. Un fattore importante considerando che, grazie alla propria trazione anteriore, la nazionale sudamericana è sempre arrivata in fondo nelle ultime tre competizioni internazionali giocate: Mondiale 2014, Copa America 2015 e Copa America Centenario del 2016. Tutte, però, perse in finale. La prima al 113’ dei supplementari con la Germania, le altre due ai rigori contro il Cile. Per questo il popolo albiceleste ha tanta voglia di rivincita, con Messi e compagni che tenteranno di riportare la Coppa in terra argentina dopo 32 lunghissimi anni. D’altronde con un attacco che, oltre alla Pulce, vanta nomi come quelli di Agüero, Higuain, Dybala e Di Maria, sognare non è certo proibito. Il c.t. Sampaoli punterà su un inedito 2-3-3-2, modulo che non fornisce punti di riferimento agli avversari e che permette molta libertà di movimento in zona offensiva. Gli attaccanti argentini potranno infatti spaziare lungo tutto il fronte, soprattutto uno come Messi che svolge un lavoro simile già nel Barcellona. La scelta di lasciare Icardi a casa potrebbe derivare proprio dal fatto che Sampaoli veda l’interista come una punta da area di rigore piuttosto che di movimento. Per lo stesso motivo, rispetto ad Higuain, il favorito per affiancare Messi in attacco dovrebbe essere Agüero. Dybala sarà invece utilizzato maggiormente a partita in corso, cercando di sfruttare uno dei suoi inaspettati colpi di genio. Sulle fasce offensive troveranno spazio Di Maria a sinistra e Lo Celso a destra, dato il grave infortunio di Lanzini, mentre Banega agirà dietro le due punte.

Punti deboli – Questo modulo rivoluzionario e leggermente anacronistico potrebbe rappresentare un’arma a doppio taglio. Gli unici due difensori veri e propri saranno infatti Fazio ed Otamendi, il primo con compiti di regia ed il secondo perlopiù di interdizione. Entrambi, però, non hanno nella velocità la propria dote migliore, soprattutto il romanista. Ecco perché i laterali difensivi, Mercado a destra e Tagliafico a sinistra – insidiato da Ansaldi -, dovranno soprattutto pensare ad arretrare piuttosto che a proporsi in avanti. In questo modo, in fase di non possesso, il 2-3-3-2 potrà considerarsi una sorta di 4-4-2, con il trequartista che dovrà avvicinarsi maggiormente a Mascherano, centrocampista arretrato. Per quanto riguarda la porta, saranno Caballero ed Armani a contendersi il posto dopo il forfait di Romero. Date queste circostanze, la retroguardia potrebbe rappresentare il vero anello debole della catena calcistica argentina. Sampaoli però crede molto nei suoi uomini. Magari questo suo modulo, che a tanti potrà sembrare sconsiderato, alla fine si rivelerà vincente.

La stella – Per sua fortuna, l’Argentina potrà contare su uno dei migliori giocatori della storia del calcio. Lionel Messi è assolutamente imprescindibile per il gioco dell’Albiceleste: imposta la manovra, detta i ritmi di gioco, segna e fa segnare. Il suo raggio d’azione in Nazionale parte dalla propria metà campo ed arriva fino alla porta avversaria. Inutile dire che, senza di lui, l’Argentina probabilmente non avrebbe neanche strappato il pass per Russia 2018. Nel girone di qualificazione ai Mondiali ha infatti dimostrato quanto il suo estro possa fare la differenza: senza la Pulce, la Selección ha collezionato 7 punti in 8 partite – di cui 1 vinta, 4 pareggiate e 3 perse – grazie a 6 gol fatti e 10 subìti; con Messi in campo l’Argentina ha invece raccolto 21 punti in 10 gare – 6 vinte, 3 pareggiate ed 1 persa – siglando 13 reti ed incassandone 6. Di questi 13 gol totali, inoltre, Lionel ne ha messi a segno 7, fornendo anche 3 assist. Per non parlare della tripletta nell’ultima sfida da dentro o fuori contro l’Ecuador, vinta per 3-1 dopo che l’Albiceleste si era trovata in svantaggio a pochi secondi dal fischio d’inizio. Decisivo? No, molto di più. Leo Messi è l’anima dell’Argentina. Alzare quella Coppa, proprio come fatto da Maradona nel lontano ’86, per la Pulce vorrebbe dire togliersi un peso che in tanti, troppi gli hanno addossato durante tutta la sua carriera. Ma, soprattutto, sarebbe la consacrazione definitiva di questo vero e proprio fenomeno.

Obiettivi – Il girone D è sicuramente uno dei più complicati, ma gli uomini di Sampaoli hanno le carte in regola per qualificarsi anche come prima forza. La Croazia è temibile, l’Islanda insidiosa, la Nigeria decisamente più abbordabile. Una volta superata la fase a gruppi, poi, ogni gara si giocherebbe sul filo del rasoio. Per tutti questi motivi, l’Albiceleste punterà a vincere la competizione. Nonostante Messi stesso abbia più volte ribadito come l’Argentina non si possa considerare la favorita di questi Mondiali, con tutti questi campioni in campo qualsiasi scenario diventa possibile. Soprattutto in tornei di tale importanza e brevità, dove ogni singola partita può essere decisa da un episodio o da una giocata improvvisa. Spagna, Germania, Francia e Brasile sono più equilibrate e partono sicuramente in vantaggio, almeno sulla carta. Il campo, però, è un’altra cosa.

 

CROAZIA

Punti fortiQualità, talento e fantasia. Sono queste le armi migliori della Croazia, che stavolta dovrà fare tesoro della brutta esperienza ai Mondiali 2014, dove fu eliminata nei gironi, per affermarsi tra le squadre migliori. Nei piedi di Modric, Rakitic e Brozovic è racchiuso il destino della nazionale balcanica, che farà poi affidamento sulle qualità offensive di Perisic, Mandzukic, Kramaric e Kalinic per ottenere i risultati. Tanti campioni dal centrocampo in su, quindi, nella squadra del c.t. Dalic, che si affiderà al solito 4-2-3-1 per affrontare questa Coppa del Mondo. I due davanti alla difesa saranno Rakitic e Brozovic, con Modric che agirà sulla trequarti, ma tutti e tre possiedono le giuste caratteristiche per scambiarsi eventualmente di ruolo. Sugli esterni spazio a Perisic sulla sinistra e ad uno tra Mandzukic e Kramaric sulla destra, con lo juventino favorito – dato che anche Allegri ormai lo considera un esterno. L’attaccante dell’Hoffenheim, sicuramente più abituato a fare la prima punta, occuperà proprio questo ruolo giocandosela con Kalinic. La polivalenza dei calciatori croati sarà sicuramente utile alla causa, così come lo saranno i numerosi ricambi a disposizione di Dalic: Badelj, Kovacic, Pjaca e Rebic sono pronti a far rifiatare i compagni.

Punti deboli – Tanta classe in attacco, ma manca sicuramente un bomber di razza che regga il confronto con chi lo supporta nella manovra offensiva. Kramaric, Mandzukic e Kalinic sono abili nel ruolo di prime punte, ma un goleador di livello avrebbe reso i balcanici ancora più temibili. Una mancanza che alla lunga potrebbe pesare. Anche la Croazia poi, come l’Argentina, non brilla di certo in difesa. Possiede sicuramente un portiere affidabile, Subasic, un buon terzino destro, Vrsaljko, ed un centrale come Lovren che, nonostante alcuni limiti tecnici, quest’anno è riuscito a raggiungere la finale di Champions League con il Liverpool. Niente di paragonabile, però, al resto della squadra, ancor più se si considerano gli altri componenti del reparto difensivo: il centrale del Besiktas Vida ed il terzino sinistro della Dinamo Kiev Pivaric, che se la giocherà con il neo-milanista Strinic. Basterà una tale retroguardia a questa generazione croata per levarsi di dosso l’etichetta di eterna incompiuta? Le probabilità ci sono, ma serviranno tanto lavoro e molta dedizione.

La stella – Luka Modric è sicuramente il simbolo di questa nazionale. Una qualità palla al piede ed una visione di gioco fuori dal comune lo collocano senza dubbio tra i migliori centrocampisti del mondo. Senza contare i tantissimi trofei vinti, tra cui 4 Champions League con il Real Madrid, e l’immensa esperienza internazionale che possiede. Modric quest’estate giocherà il suo terzo Mondiale – dopo quelli del 2006 e del 2014 – e stavolta, giunto alla soglia dei 33 anni e consapevole che potrebbe essere l’ultima occasione, vuole portare la Croazia il più lontano possibile.

Obiettivi – La nazionale balcanica desidera innanzitutto passare il girone, ma non sarà assolutamente facile. L’Argentina sembra leggermente favorita, l’Islanda è già arrivata sopra alla Croazia nei gironi di qualificazione a Russia 2018 mentre la Nigeria, prima squadra africana a strappare il pass per questi Mondiali, non è da sottovalutare. Il gruppo D è sicuramente il più equilibrato, ma la Croazia possiede i mezzi necessari per passarlo. Certo, un secondo posto vorrebbe dire quasi sicuramente incontrare la Francia negli ottavi, ma gli uomini di Dalic devono finalmente dimostrare di non temere nessuno.

 

ISLANDA

Punti forti – La nazionale nordica rappresenta il paese meno popoloso ad essersi mai qualificato per un Mondiale. I 334mila abitanti islandesi saranno un tutt’uno con la propria squadra, che già ad Euro 2016 ha fatto innamorare di sé il mondo con l’ormai celebre Geyser Sound. Negli Europei di Francia la squadra dell’allora c.t. Lagerback, oggi sostituito in panchina dal suo ex assistente Hallgrimsson, è stata la vera rivelazione del torneo, capace di arrivare fino ai quarti di finale – persi contro i padroni di casa – dopo aver battuto l’Inghilterra agli ottavi. Nel girone di qualificazione a questi Mondiali, poi, l’Islanda si è piazzata al primo posto proprio ai danni della Croazia, che quest’estate ritroverà nel gruppo D. La forza del 4-4-2 di Hallgrimsson è sicuramente rappresentata dalla compattezza e dalla grande fisicità degli interpreti in campo, che possono creare non pochi grattacapi all’avversario di turno. Nessun nome altisonante, ma giocatori rocciosi come Hallfredsson, Bjarnason ed il capitano Gunnarsson hanno fegato da vendere. Le idee di gioco passeranno naturalmente per i piedi del numero 10 Gylfi Sigurdsson, fantasista dell’Everton, che agirà alle spalle di Finnbogason, capace di segnare 12 gol in Bundesliga quest’anno con la maglia dell’Augsburg nonostante oltre 2 mesi di stop per infortunio.

Punti deboli – Tanto entusiasmo, quindi, per questa Islanda, che però deve fare i conti anche con la dura realtà. A parte le discrete individualità citate in precedenza, infatti, il resto della rosa mostra grandi limiti tecnici e di esperienza. Tra i convocati ci sono molti calciatori che giocano in campionati e serie minori, in numero superiore anche alla Nigeria, e ciò non rappresenta certo un vantaggio. I vichinghi islandesi, però, hanno dimostrato più volte di non volersi fermare di fronte a nulla.

La stella – L’uomo che può donare qualità al gioco dell’Islanda è sicuramente Gylfi Sigurdsson. Il trequartista, trasferitosi l’estate scorsa dallo Swansea all’Everton per 50 milioni di euro, viene da un brutto infortunio al ginocchio che lo ha tenuto lontano dal campo per quasi 3 mesi. Stringerà sicuramente i denti, perché le sue doti balistiche ed i suoi calci da fermo possono far sognare di nuovo la sua nazione. Sigurdsson è sempre stato determinante in maglia islandese, con la quale ha messo a segno 19 gol – di cui 4 nelle qualificazioni al Mondiale – e 12 assist in 57 partite.

ObiettiviDivertire, divertirsi e magari stupire tutti ancora una volta. Questo è ciò che cercherà di fare l’Islanda a Russia 2018, viaggiando sulle ali dell’entusiasmo e con il pensiero di non avere davvero nulla da perdere. Occhio, però, a sottovalutare gli uomini di Hallgrimsson: la Croazia già ne sa qualcosa.

 

NIGERIA

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Punti forti – Non sarà la nazionale migliore, ma di sicuro ha qualcosa in più delle altre: la maglia. Le nuove divise della Nigeria per i Mondiali hanno stupito tutti, infrangendo ogni record di vendita e registrando il sold out a sole 3 ore dalla loro messa online. Le Super Eagles, poi, grazie ad uno straordinario girone di qualificazione concluso da imbattute – esclusa la gara persa a tavolino con l’Algeria -, sono state la prima squadra africana ad essere ammessa a Russia 2018. Quella di quest’estate sarà la sesta partecipazione ad un Mondiale per la Nigeria, che dall’esordio assoluto del ’94 ha mancato solo una volta la qualificazione a questa competizione. I nigeriani, peraltro, hanno anche raggiunto gli ottavi di finale per ben 3 volte sulle 5 totali. Sarà difficile farlo anche stavolta data la difficoltà del girone D, dove le Aquile partono sfavorite rispetto ad Argentina, Croazia ed Islanda. I ragazzi di Rohr, però, possono rappresentare la mina vagante del torneo. Il c.t. tedesco ha infatti convocato una squadra composta da tantissimi giovani talenti ma anche da giocatori esperti: tra i primi figurano Ndidi, Iheanacho – entrambi del Leicester –, Musa, Iwobi ed Etebo del Las Palmas; gli uomini di maggiore esperienza sono invece il capitano Obi Mikel e Moses. Oltre a questi ci sono tanti altri giocatori validi, che andranno a comporre il 4-2-3-1 di Rohr per cercare di fare un’impresa. Onazi e Ndidi, con Obi voglioso di prendersi un posto, comporranno la linea mediana davanti alla difesa, mentre Moses a destra ed Iwobi a sinistra daranno supporto ad Obi Mikel sulla trequarti. Il numero 10 agirà alle spalle di Ighalo, ex Watford ora in forza ai cinesi del Changchun Yatai, a sua volta insidiato da Musa, Iheanacho e Simy, quest’ultimo autore di un’ottima stagione con il Crotone. Musa, inoltre, potrà anche far rifiatare gli esterni offensivi.

Punti deboli – Proprio come le altre tre squadre del suo girone, la Nigeria pecca moltissimo in difesa. Il portiere Uzoho è un classe ’98 che gioca nella squadra B del Deportivo La Coruña, in terza divisione spagnola – ha anche esordito in Liga con la prima squadra-, mentre il quartetto difensivo è formato da calciatori che giocano in campionati secondari o di ancor più basso livello, escluso Balogun che dal 1° luglio passerà dal Mainz al Brighton. Nomi di esigua esperienza e poca fama internazionale, ma comunque pronti a dare tutto per la propria nazione.

La stella – Il leader delle Super Eagles è senza dubbio John Obi Mikel. Per lui 10 anni e mezzo al Chelsea ed 11 trofei conquistati con il club inglese, tra cui 2 Premier League, una Champions ed una Europa League, ma anche una Coppa d’Africa vinta con la Nigeria nel 2013. Nel gennaio del 2017 è stato ceduto ai cinesi del Tianjin Teda, con cui guadagna la bellezza di 8 milioni e mezzo di euro a stagione. I soldi quindi, così come l’enorme esperienza nel giocare ad alti livelli, non gli mancano. Potrà essere il vero uomo in più degli africani.

Obiettivi – Le aspettative per il superamento del girone sono davvero basse, ma la Nigeria cercherà di battersela con l’Islanda per onorare al meglio la competizione. Le Aquile hanno pescato l’Argentina nel proprio girone in 5 dei 6 totali Mondiali giocati, ed in 2 di queste occasioni hanno raggiunto gli ottavi di finale: un buon segno, ma sul campo queste statistiche conteranno poco.

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