Mondiale, presentazione girone G

Posted By on Giu 13, 2018 | 0 comments


Giovanni Rosati

Il Gruppo G dei prossimi Mondiali di Russia 2018 è apparentemente spaccato a metà. In quella superiore ci sono Belgio e Inghilterra, mentre in quella inferiore, col torcicollo per la scomoda posizione assunta anche solo al fine di incrociare lo sguardo delle prime due, ci sono invece Tunisia e Panama. Apparentemente.

Belgio

Punti forti: Il talento lì davanti

La Nazionale belga dispone di un tridente offensivo tra i migliori della competizione. Nel 3-4-2-1 del ct Martínez, i due trequartisti svolgono un ruolo a dir poco determinante: possono invertire le posizioni, allargarsi, retrocedere per ricevere la palla tra i piedi o lanciarsi in verticale per prendere alla sprovvista la difesa. Se quei due nomi corrispondono a quelli di E. Hazard e Mertens, e se davanti a loro il ruolo di punta di diamante lo svolge uno come R. Lukaku, non ci si può astenere dal considerare il pacchetto avanzato dei Diavoli Rossi come una vera e propria perla. Le 64 reti in 20 partite (media di 3,4 per gara) da quando Martínez è diventato commissario tecnico, i 117 milioni di valutazione di Hazard secondo il CIES e i 105 di Lukaku bastano a dimostrare ampiamente quanto sostenuto finora. E se avete qualche dubbio sul valore di Mertens, probabilmente non avrete visto il quarto gol personale rifilato al Torino nel 5-3 del campionato 2016-17.

Punti deboli: la conferma dell’equilibrio e la precarietà dello spogliatoio

La compresenza nell’undici titolare di giocatori d’arrembaggio quali De Bruyne, Carrasco e i tre precedentemente menzionati non può che insinuare qualche dubbio sul probabile squilibrio della formazione belga, chiaramente a trazione anteriore. Tornando alle 20 partite con Martínez, il Belgio ha subito tre reti in tre diverse sfide (con Messico, Bosnia e Russia), ma ha anche saputo mantenere la porta inviolata per 10 volte, ovvero nella metà esatta delle occasioni. Sulla bilancia va messo certamente lo scarso peso specifico di avversarie quali Estonia, Cipro o Gibilterra, di tutt’altro livello rispetto alle partecipanti al prossimo Mondiale di Russia. Lì sarà ben più complicato confermarsi.

Un’altra difficoltà potrebbe arrivare dalla differente lunghezza d’onda alla quale sembrano viaggiare da una parte il commissario tecnico e dall’altra spogliatoio e opinione pubblica. I casi più discussi sono stati quello dell’esclusione dai pre-convocati del romanista Nainggolan e quello delle dichiarazioni di De Bruyne dopo il 3-3 con il Messico riguardo la scelta di Martínez di utilizzare un sistema di gioco difensivista interpretato da giocatori iper-offensivi: “Finché non avremo un buon sistema tattico, incontreremo difficoltà contro avversari come il Messico, ed è un peccato non aver ancora trovato una soluzione”, ha detto a Het Laatste Niewus lo scorso novembre.

La stella: Kevin De Bruyne

La rosa del Belgio è effettivamente imperlata di grandi talenti: Courtois in porta, Hazard e Lukaku in attacco, ma soprattutto De Bruyne al centro del campo e del gioco. La stagione al Manchester City del centrocampista ex-Wolfsburg è stata incredibile e vincente. Guardiola lo ha reso un grandissimo protagonista della sua squadra in entrambe le fasi come dimostrato dalle sue statistiche in Premier League: KDB ha partecipato a 24 azioni da gol (primo per assist, 16, più 8 reti), ma allo stesso tempo è stato il migliore dei citizens (alla pari con Fernandinho, che ha però compiti specificatamente più difensivi) per tackle effettuati, 62.

Il talento di De Bruyne non può essere circoscritto dal mero utilizzo dei dati, che invece devono più semplicemente convalidarne la straordinarietà. Il centrocampista è classe pura, creatività, ma allo stesso tempo anche padronanza del proprio corpo e dello spazio circostante, pragmatismo, e condivide con Messi la capacità di conoscere quando rallentare e quando dare lo strappo decisivo. Non per niente, è uno dei pochi a poter ambire nel prossimo futuro ad inserirsi tra la Pulce e Ronaldo nella corsa al Pallone d’Oro che ormai da dieci anni non conosce altro padrone.

Gli obiettivi: non “bruciare” la generazione d’oro

Nelle tredici partecipazioni alla Coppa del Mondo, i Diavoli Rossi non sono mai riusciti a salire sul podio. Il miglior piazzamento è stato infatti raggiunto nel 1986 in Messico, quando furono sconfitti nella finalina dalla Francia di Platini e Papin. Negli ultimi anni, però, tra Lussemburgo e Paesi Bassi c’è stata una straordinaria esplosione di talenti che non ha precedenti per la rappresentativa belga. Ecco perché la spedizione russa sarà accompagnata dalla tensione (che potrà o meno rivelarsi positiva) data dalla paura di perdere la migliore occasione mai avuta nella propria storia e di bruciare così questa fenomenale generazione d’oro, che ha portato il Belgio ai Mondiali da imbattuta nel Gruppo H delle qualificazioni, con ben 9 punti di vantaggio sulla Grecia seconda classificata e che lo ha condotto infine al terzo posto nel Ranking FIFA aggiornato da una sola settimana. Per la Federazione organizzatrice del torneo, dunque, i Diables Rouges parrebbero essere tra i favoriti alla vittoria finale.

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Inghilterra

Punti forti: il rinnovamento e il senso d’appartenenza

Partendo dalla fine: l’Inghilterra è l’unica Nazionale dei Mondiali di Russia 2018ad aver convocato esclusivamente giocatori militanti nel proprio campionato di appartenenza. Proprio come successo già nel 2010 ed anche nel 1998, quando l’attuale ct Southgate collezionò due presenze al Mondiale di Francia, tutti i 23 dei Three Lions giocano infatti in Premier League. Non un’ideologia di estremo nazionalismo, quindi, ma una mutuale conoscenza e un premio per l’ottimo lavoro svolto sul proprio territorio dalla Federazione britannica. Davanti alle due squadre di Manchester, è il Tottenham la compagine ad aver contribuito con il maggior numero di giocatori all’assemblaggio attuato da Southgate, che potrebbe tenerne conto anche nella scelta del modulo. L’alternativa al 3-5-2 con cui l’Inghilterra ha affrontato le ultime sfide sarebbe infatti un 4-2-3-1 in pieno stile Spurs, con Walker, Rose, Dier, Alli e Kane che si troverebbero certamente a proprio agio.

La nuova generazione è un altro punto di forza della selezione britannica, che può contare su ben quattro calciatori nati dopo il 1996 e su soli tre over 30. I vari Alexander-Arnold, Alli e Rashford sono già arrivati ad essere degli ottimi calciatori e hanno tutte le potenzialità per fare le fortune della propria Nazionale diventando dei veri fuoriclasse nei rispettivi ruoli.

Punti deboli: la malaugurata ipotesi secessionista

La solidità difensiva conferita dall’utilizzo del 3-5-2 o comunque dalla presenza di centrocampisti con attitudini difensive come Dier può essere un’arma a doppio taglio per l‘Inghilterra. Da una parte, l’ottima fase di non possesso ha permesso ai britannici di chiudere il gruppo qualificazione con solo 3 reti subite in 10 gare senza perderne una, dall’altra però potrebbe far mancare il necessario supporto ai giocatori del reparto avanzato che dovranno vedersela con retroguardie ben più attrezzate rispetto a Malta e Lituania. L’impressione è che tra i convocati di Southgate ci siano giocatori molto abili a protezione della propria porta e altrettanti capaci di offendere pericolosamente l’avversario, ma pochi calciatori egualmente validi in entrambe le fasi. Bisognerà tenere la squadra compatta in ogni situazione, evitando di creare un “effetto secessione”.

La stella: Harry Kane

The Hurricane arriva al Mondiale dopo l’annata che lo ha definitivamente consacrato come miglior attaccante inglese degli ultimi tempi. La punta del Tottenham ha segnato nella scorsa stagione 30 reti in 37 presenze in Premier League (di cui non è stato capocannoniere solo per la mostruosa impennata di Salah), a cui vanno aggiunte le 4 in 4 gare di FA Cup e le 7 su 7 di Champions League. A livello internazionale, la fascia di capitano concessagli da Southgate nell’estate del 2017 lo ha motivato fortemente a dare il massimo: per lui 8 gol nelle ultime 7 partite con l’Inghilterra, qualificata al Mondiale come prima del Gruppo F e imbattuta proprio comeil Belgio con cui battaglierà ben presto. Kane è un perfetto connubio tra talento e esplosività fisica e lo sa bene il CIES, che ha valutato il suo cartellino ben 201,2 milioni di euro, primo al mondo davanti a Neymar e Mbappé.

Gli obiettivi: semifinali, poi chissà

Lo scorso 1 marzo l’ex-commissario tecnico inglese Sven Goran Eriksson aveva dichiarato: “L’Inghilterra non vincerà mai il Mondiale, almeno finché non sarà inserita una pausa invernale”. Pochi giorni fa l’ufficialità da parte della Premier League, che dal 2019-20 introdurrà due settimane di riposo nel mese di febbraio. La Federazione vuole vincere sul serio, e non lo dimostra solo in questa maniera, ma anche e soprattutto con il fruttuoso lavoro svolto sui giovani e sul più importante campionato calcistico per club al mondo. La rosa dell’Inghilterra ha sicuramente tutte le potenzialità necessarie per qualificarsi agli ottavi. Ad aspettarla troverebbe a quel punto una delle migliori due del Gruppo H, composto da squadre che non hanno mai vinto un Mondiale e che non sono comunque tra le favorite per farlo quest’anno per la prima volta. I quarti sono dunque un traguardo raggiungibile, le semifinali sarebbero invece un buon successo per una Nazionale che non le ha mai raggiuntese non nel ’66, quando ha poi trionfato da squadra padrona di casa. E poi, giunti a quel punto, non ci si potrebbe precludere nulla: d’altronde gli scontri diretti possono esser decisi anche da piccolezze.          Deuy8RQUEAA-f0m                                                     

Tunisia

Punti forti: l’entusiasmo

Dopo aver sconfitto con un doppio 2-1 la Mauritania nel secondo round della qualificazioni CAF al Mondiale di Russia 2018, la Tunisia ha strappato di un punto la testa del proprio girone alla Repubblica Democratica del Congo. Dopo Belgio e Inghilterra, le Aquile di Cartagine sono la terza squadra del Gruppo G ad aver concluso da imbattuta le proprie qualificazioni.L’iniezione di entusiasmo dovuta al vittorioso testa a testa contro il Congo DR potrebbe influire sull’approccio alla competizione della Tunisia, ancora in preda all’adrenalina. E se “entusiasmo” fosse realmente la parola chiave, il ct Nabil Maâloul avrebbe dimostrato via BBC di esserne provvisto in gran quantità già a fine 2017: “Abbiamo giocatori talentuosi, all’apice della loro carriera. Sebbene incontreremo l’Inghilterra, abbiamo una buonissima chance di raggiungere la fase ad eliminazione diretta”. Chiamatelo ottimismo o ingenuità, ma non può vincere chi non crede di esserne capace.

Punti deboli: l’entusiasmo

No, non è un errore. La carica emotiva può portare un gruppo di calciatori a risultati inimmaginabili (vedi la Grecia ad Euro 2004), ma è allo stesso tempo qualcosa di molto fragile su cui basare una spedizione mondiale. La Tunisia affronterà nella partita inaugurale l’Inghilterra tanto temuta da Maâloul, poi il Belgio cinque giorni più tardi e solo per ultimo il Panama, l’avversario indiscutibilmente più abbordabile. Avesse giocato la prima gara contro i centramericani, forse avrebbe potuto trarre vantaggio psicologico da un’eventuale vittoria all’esordio per poi fronteggiare le due favorite dall’alto dei tre punti conquistato in partenza. La possibilità che i nordafricani possano demoralizzarsi ben presto è in questo modo invece più alta, e a quel punto rischia di generare un’atmosfera di arrendevolezza che potrebbe addirittura favorire la storica prima vittoria del Panama in una Coppa del Mondo.

Un primo duro colpo per la Tunisia è arrivato ad aprile, quando Msakni, uno dei più fantasiosi giocatori della squadra, ha riportato la rottura del legamento crociato e ha dovuto dire addio al Mondiale. Un mese prima, Maâloul aveva dichiarato che per la Tunisia giocare la competizione senza di lui sarebbe stato impensabile, proprio come per l’Argentina farlo senza Messi. Davvero un duro colpo.

La stella: Wahbi Khazri

Alcuni tra i migliori giocatori della selezione hanno legato la propria carriera alla Francia scegliendo di giocare in Ligue 1. Tra questi il difensore Ben Youssef (Caen), l’ala sinistra Sliti (Dijon) e il giovane centrocampista Shkiri (Montpellier), per il quale recentemente c’è stato un sondaggio da parte di Corvino, direttore dell’area tecnica della Fiorentina. Chi invece alla terra di Napoleone Bonaparte è legato sin delle origini è Wahbi Khazri, tunisino natio della capitale corsa Ajaccio. Attaccante polivalente, Khazri può giocare come ala d’attacco, esterno di centrocampo o trequartista, sebbene in carriera abbia talvolta occupato anche ruoli che lo costringevano a frequentare posizioni più lontane dalla porta avversaria. Dopo le esperienze francesi con Bastia e Bordeaux, il Sunderland lo ha portato in Premier League. In Inghilterra, Khazri non ha saputo esprimersi al meglio e così, dopo la retrocessione in Championship dei Black Cats, è tornato in Ligue 1 al Rennes, dove quest’anno è invece rinato segnando 9 reti in 24 presenze. Scaduto il prestito, il club transalpino ha formulato una nuova offerta per trattenere il tunisino, ma bisognerà fare i conti anche con club ben più blasonati, attratti dalla sua ottima stagione. E se vuole convincerli ad investire su di lui, dovrà assolutamente confermarsi in Russia.

Gli obiettivi: ben figurare

Nonostante non sia una novizia della competizione (quinta partecipazione), la Tunisia non può esser considerata una squadra di livello mondiale, quantomeno a bocce ferme. Eppure non sembra essere dello stesso giudizio la FIFA, che la ha posizionata al ventunesimo gradino del suo ranking, prima tra le africane. L’obiettivo realistico resta in ogni caso il terzo posto, che permetterebbe quantomeno di salvare la faccia dall’umiliazione d’esser scavalcati dalla cenerentola Panama. Nella sua storia, la Nazionale nordafricana non ha mai partecipato alla fase ad eliminazione della più importante competizione internazionale di calcio: e se le Aquile di Cartagine riuscissero stavolta a volare oltre la fase a gironi ?DOfSJENVAAAucpy

Panama

Punti forti: spensieratezza e densità difensiva

La vittoria per 2-1 contro la Costa Rica che, congiuntamente alla sconfitta degli USA, ha qualificato per la prima volta Panama ad un Mondiale è diventata storia e allo stesso tempo istituzione: l’11 ottobre, data in cui si è giocata la sfida, è stato proclamato giorno di festa nazionale panamense dal presidente Juan Carlos Varela. Al triplice fischio dell’arbitro, i tifosi presenti si sono riversati sul terreno di gioco dell’Estadio Rommel Fernandez, mentre chi non era nell’impianto ha riempito le strade per celebrare un accadimento epocale ed unico. Ecco, sarà più o meno questo ciò che i giocatori di Panama dovranno mettere in campo durante le prime tre partite della selezione in una Coppa del Mondo: gioia e densità. Se la prima può arrivare grazie alla spensieratezza di chi approccia per la prima volta ad una competizione tanto suggestiva, la densità è invece il prodotto di una strategia ben più consapevole. Secondo il ct Hernán Gómez, i limiti tecnici dei suoi calciatori possono esser compensati tramite l’utilizzo di uno schieramento difensivo come il 5-4-1, che permetterà ai suoi di fare della propria area un fortino in attesa di sfruttare con veloci contropiedi gli eventuali spazi liberi lasciati dagli avversari.

Punti deboli: ovviamente, l’inesperienza

L’età media dei calciatori panamensi è in realtà piuttosto alta: 29,3 anni, terza squadra più ‘anziana’ del torneo. Eppure se dovessimo cercare di presentare la Nazionale centramericana, lo farebbe senz’altro parlando della sua completa inesperienza a questi livelli. L’unico altro torneo internazionale a cui Panama ha partecipato è la Gold Cup, competizione che si svolge ogni due anni e cui partecipano le selezioni nord- e centramericane appartenenti alla CONCACAF, il corrispettivo della nostra UEFA. Miglior piazzamento: i secondi posti 2005 e 2013. L’inesperienza può portare Panama verso figuracce con visibilità mondiale, ma è anche elemento fondamentale per la spensieratezza che può rivelarsi la sua marcia in più.

La stella: Blas Pérez

Non è il capitano: la fascia viene stretta a volte saldamente al braccio di Baloy, il più anziano della selezione con i suoi 37 anni, altre a quello del portiere Penedo, che detiene invece il record di presenze con questa maglia. Nella maggior parte dei casi a guidare la squadra è invece il poderoso Román Torres, oltretutto eroe in patria per aver segnato il definitivo 2-1 nella partita contro la Costa Rica che è valsa la storica qualificazione. Se da una parte sarebbe allora lui a meritare questo onore, dall’altra c’è un altro 37enne che rappresenta almeno quanto Torres i sani valori di questo gruppo diventato ormai una famiglia. Intervistato dalla rivista italiana Tre3uno3, l’attaccante Blas Pérez ha rivelato il motivo che lo ha spinto nel tempo a lottare per sfondare nel mondo del calcio, e non era la fama o la ricchezza: “Il desiderio è stato sempre quello di portar via mia madre dal barrio Villa Guadalupe di San Miguelito”. Quando gli viene chiesto di indicare una persona rivelatasi decisiva per il suo percorso Pérez sceglie senza esitazione i suoi genitori, e interrogato riguardo la propria esultanza dice: “Le corna e lo sguardo al cielo sono per mio padre (scomparso nel 2012, ndr). Simboleggiano il Toro, come veniva chiamato per la sua stazza”. Il centravanti ha realizzato 42 reti con la maglia della propria Nazionale in 117 presenze e, dopo aver girato in lungo e in largo, ha disputato l’ultima stagione all’SCD Municipal, società guatemalteca alla quale si è unito allo scopo di condividere per la prima volta lo spogliatoio con il suo amico fraterno Baloy. A Panama, dove il calcio è ancora una questione di cuore, non può che esser Pérez la stella più lucente.

Gli obiettivi: godersela

Come già detto in precedenza, Panama sarà la cenerentola di questo Mondiale. La prima volta sarà bellissima, ma anche molto complicata. I Canaleiros affronteranno Nazionali ben più valide ed esperte e dovranno cercare di limitare i danni attraverso dedizione e spirito di sacrificio. Non essere abituati a un’esperienza come questa potrebbe portare a disfatte calcisticamente importanti, che trasformerebbero il sogno in un incubo. Il compito di Panama sarà invece quello di dormire sonni più o meno tranquilli, e magari di godersela anche un pochino.DfHtvA_XUAAiKM_

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