Storie Mondiali : Perché il Mondiale ? Storia di un’idea

Posted By on Giu 13, 2018 | 0 comments


Di Matteo Quaglini

Parte domani l’avventura mondiale. La sintesi calcistica degli ultimi quattro anni numero ventuno del calcio globale. L’evento che convoglia su di se gli occhi di tutto il mondo: dagli allenatori ai giornalisti, dai tifosi ai semplici curiosi, dai padri, le madri, le mogli ai raminghi sempre in cerca di un nuovo viaggio. Una festa di luci e ombre, un gioco appassionante, un business di proporzioni gigantesche se è vero com’è vero che questo sarà il mondiale più ricco della storia con le 32 squadre che potranno dividersi un montepremi di 680 milioni di euro.

Conquista della gloria immediata nel presente attraverso il titolo di campione del mondo e conquista di quella imperitura per la nazionale che vincerà in Russia attraverso l’incancellabile presenza nell’albo d’oro di tutti i tempi. Ma anche, come in uno dei principi delle battaglie campali, conquista del denaro e dei soldi, che luccicano come la grande coppa e, come il Santo Graal del mondiale, danno onere e potere: oggi alle Federazioni e ai giocatori, ieri ai marescialli, ai generali, ai soldati di ciascun esercito.

Ne ha fatta di strada la Coppa del Mondo pensata e voluta da Jules Rimet, il padre fondatore, l’ideologo, il “Presidentissimo” della Federazione Internazionale che volle, tra i dubbi del Cio (Comitato Olimpico Internazionale), la creazione di un grande campionato del mondo che mettesse di fronte i migliori giocatori e le migliori squadre dei cinque continenti.

Il Comitato Olimpico guardava al calcio con riluttanza e incertezza. Nel1900 quello che sarebbe poi diventato “lo sport più bello del mondo” era stato presente all’Olimpiade di Parigi, ma aveva vissuto nel più completo anonimato. Nel 1908 divenne ufficialmente uno sport della grande casa di olimpia, anche se ancora otto anni dopo, il Comitato non aveva cancellato tutte le sue diffidenze.

Qualcosa però stava cambiando proprio lì, a Parigi. La grande città della Francia post imperiale aveva accolto, da Theuley-les-Lavoncourt, tra le sue strade e i suoi quartieri un giovane ragazzo che lavorava nella drogheria di suo padre, era, appunto, Jules Rimet.
213px-Jules_Rimet_in_1920Un ragazzo che allora, nel 1884, non avrebbe mai pensato di diventare presidente del principale organo calcistico mondiale e nemmeno aveva l’idea di sovvertire il parere, con un suo progetto, del Comitato sovrano di tutti gli sport. Però il caso l’aveva messo lì, davanti a una strada dove fuori a una drogheria giocavano a pallone bambini come lui. E il caso è matematica diceva Napoleone.

Guardandoli giocare insieme e divertirsi iniziò ad apprezzare il fenomeno aggregante del calcio, la sua capacità di coinvolgere ragazzi diversi, l’aspetto ludico di puro divertimento che animava il gioco, ancora dilettantistico, dei primi del ‘900. Guardava e dentro di se, forse, prendeva nota.

Quando nel 1921 divenne Presidente della Fifa iniziò a riprendere quell’ambizioso progetto che voleva far giocare i “bambini” di tutto il mondo. Non era la visione di un disegno ambizioso e inaccessibile, non era l’idea imperitura di dare vita a una sua “creatura” – come poi comunque avverrà – era l’idea di dare ufficialità e riconoscibilità a quei bambini per le strade, era il sogno che chiunque un giorno sarebbe potuto arrivare lì, a giocare il mondiale.

Sdoganata l’idea “rivoluzionaria” e sulle ali di un afflato francese d’espansione dei concetti in stile Rivoluzione Francese del 1789, Jules Rimet propose il suo progetto al Congresso di Amsterdam del 1928 in concomitanza, guarda caso, con l’anno Olimpico.

Il più era fatto, l’anno dopo infatti venne approvato a Barcellona il regolamento mondiale che prevedeva la sfida tra i cavalieri del calcio, ogni quattro anni. Parigi, Amsterdam, Barcellona, le prime tre “città mondiali” sono state queste. Agorà di un sogno che ancora oggi dura e riparte forte a Mosca.

La prima coppa fu organizzata, nel 1930, in Uruguay nell’anno in cui la nazione festeggiava l’indipendenza. Fu la genesi di un gioco di emozioni e campioni che per un mese tiene fermi tutti gli spettatori del mondo. E divenne per assioma la Coppa Jules Rimet da consegnare a chi avrebbe realizzato, per tre volte, il sogno del suo creatore francese.

Nel 1970 In Messico il magno Brasile di Pelè batté l’Italia e conquistò il sogno del “Presidentissimo”, la coppa Rimet per sempre nelle braccia del più grande giocatore del mondo, che era stato nelle favellas brasiliane un bambino che calciando un pallone correva, senza ancora saperlo, incontro a un sogno mondiale.

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