Australia, punto amaro

Posted By on Giu 22, 2018 | 0 comments


Giorgio Dusi 

La spada di Damocle dell’eliminazione al primo turno pende sempre più prepotentemente sulla testa dell’Australia, soprattutto dopo il pareggio per 1-1 con la Danimarca nella seconda giornata del gruppo C. Un risultato che non può andare bene ai Socceroos, ora obbligati a vincere all’ultima giornata con il Perù e costretti a sperare in una sconfitta della Danimarca contro la Francia. Con un occhio alla differenza reti, fondamentale per stabilire il secondo posto. Ma, prima di tutto, con un solo risultato a disposizione.

L’Australia è però apparsa troppo limitata anche nella seconda gara, e ha fatto un passo indietro piuttosto netto rispetto alla prestazione contro la Francia. La squadra di van Marwijk si è difesa con più fatica contro una squadra decisamente meno pericolosa e ha concesso un gol per una distrazione del centrocampo, il reparto che alla fine è risultato comunque il migliore. Quel che è mancato è stato ancora l’attacco, sia negli esterni che centralmente: Nabbout non si è dimostrato all’altezza della competizione e Rogic ha avuto grosse difficoltà nell’incidere.

Alla fine a salvare la situazione è stato il solito rigore di MileJedinak. Per il giocatore dell’Aston Villa è il sedicesimo rigore realizzato su sedici totali calciati, il terzo consecutivo ai Mondiali. E tutti gli ultimi tre gol dell’Australia realizzati ai Mondiali hanno tutti la sua firma dagli undici metri. Troppo poco per pensare di essere una credibile candidata, specialmente perché ora i Socceroos non hanno più il destino nelle proprie mani.

Avremmo meritato di più di un punto in due partite” è stato il commento di van Marwijk nel post-gara, ma i limiti della sua squadra sono troppo ampi per essere nascosti solo dalla sua organizzazione. E la lacuna dell’ultimo passaggio, della giocata che porti alla grande occasione, è stata comata solamente dal classe 1999 Arzani, il più giovane del Mondiale, che ha impattato bene la gara, di personalità e voglia. Ancora troppo poco. Ora la qualificazione è lontana e il ritorno a casa vicino. Anche se la speranza, come si dice, è l’ultima a morire.

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