Giorgio Dusi
Ne avevamo parlato. Vincere questa partita per la Germania era fondamentale, convincere lo era altrettanto. Ma forse, con il banale ma sempre utile senno del poi, il 2-1 ottenuto contro la Svezia nella seconda giornata del gruppo F rischia di diventare la miglior vittoria possibile. Non nei novanta minuti, ma per gli ultimi due. E per il colpo di genio passato per la brillante mente di uno dei centrocampisti più forti del calcio moderno: Toni Kroos. Un tiro in porta che nessuno si aspettava e che ha rimesso in gioco una squadra che stava per toccare il fondo.
Un gol nel finale non cancella una prestazione negativa, ma la nasconde per un attimo. Porta nuova consapevolezza e soprattutto restituisce ossigeno, ora più che mai prezioso, a una squadra che sta convivendo con diversi problemi, di nuovo emersi contro la Svezia. Anche per le scelte curiose di Joachim Löw: Özil è rimasto in panchina per tutti i novanta minuti, lasciando la squadra senza idee. E per provare a cambiarla il tecnico ha scelto Mario Gomez. Una decisione che farà comunque discutere: la sua capacità di regalare palloni preziosi anche in spazi strettissimi è mancata troppo.
Gomez, invece, ha cambiato la partita, ma solo perché è riuscito a dare un riferimento offensivo a una squadra spaesata, troppo confusa, rimasta a vagare per il campo per troppo tempo. Più o meno come Draxler, ancora totalmente estraneo al gioco e sostituito dopo la prima frazione di gioco. Meglio ha fatto l’effettivo sostituto del turco-tedesco dell’Arsenal, ovvero Marco Reus, autore del gol del pareggio e di una prova di corsa (seppur spesso confusionaria) e voglia di proporsi sempre con ottimi tempi.
Male invece Müller e Gündogan, troppo passivi e quasi mai efficaci. Era lecito attendersi di più, soprattutto in termini di personalità, dal centrocampista del City, subentrato a un Rudy costretto a uscire per la probabile rottura del setto nasale. Lui ha rappresentato l’altra scelta impopolare di Löw, ma ha pagato solo il giusto. Le salite di Boateng per portare palla lo hanno messo in particolare difficoltà nelle chiusure centrali sulle ripartenze svedesi. Alla fine anche queste sono però finite in secondo piano, tutto dietro al colpo di genio di una delle stelle della Germania. Che si è caricato la squadra sulle spalle nel momento più difficile, prendendosi una responsabilità pesantissima: salvare Die Mannschaft dall’eliminazione. Missione, per ora, compiuta da Toni Kroos.