Inghilterra, la stabilità é la tua forza

Posted By on Giu 25, 2018 | 0 comments


Matteo Quaglini

L’Inghilterra non ha cambiato modulo, non ha cambiato posizioni ai giocatori, non ha cambiato l’idea dell’attacco frontale unita a quella dei cross tagliati, non ha cambiato ed è agli ottavi del mondiale. Prima della gara di ieri con Panama, le indiscrezioni della vigilia, le notizie che trapelavano dal campo di allenamento, l’assenza di Allì, facevano pensare alla possibilità di un cambiamento che pur sarebbe nelle corde di questa squadra che mutua principi da Guardiola.

I principi degli spostamenti dei giocatori, dell’universalità delle caratteristiche, dei concetti di un gioco fluido dentro un sistema storicamente rigido. Erano tutte soluzioni che potevano portare, contro gli esordienti del mondiale, a scelte diverse e innovative rispetto alla prima partita. Scelte specifiche per superare il muro difensivo di un avversario specifico.

Invece Gareth Soutgate ha mantenuto tutto com’era, inalterato. Il 3-5-2 o meglio il 5-3-2 mobile che si compone sul rilancio del portiere avversario, la posizione di Lingard confermato mezzala a sinistra, Sterling vicino a Kane, la forza dell’impostazione da dietro con i tre difensori, tutte le caratteristiche intatte anche con un avversario diverso.

Questo è il punto centrale di Inghilterra-Panama, al di là della vittoria. L’Inghilterra non cambia perché deve farlo, o perché il rivale è considerato “abbordabile” per usare un termine piratesco e corsaro, o ancora perché occorre sentirsi belli e scimmiottare il miglior allenatore del mondo nel gioco d’attacco. No il principio che gli inglesi hanno voluto dimostrare è un altro: abbiamo fede nel nostro impianto tattico, nella nostra tattica individuale, nel nostro modo di attaccare. E con questa convinzione andiamo avanti.

I tempi delle incertezze ai primi conti che non tornano come avrebbe potuto essere il fallo di Walker contro la Tunisia, sono lontani. I vecchi cambi di formazioni casuali non fanno parte della filosofia dell’allenatore. Le scelte incomprensibili come Rooney a centrocampo e Kane a battere i calci d’angolo, alla Roy Hodgson in stile Euro 2016 non appartengono più alla mentalità della squadra e del corpo tecnico.

Ecco perché il non aver cambiato è centrale. (foto inserire Inghilterra-Panama) Significa che la squadra crede in quello che prova in allenamento, che ha fiducia nel seguire una linea, che vuole affinare il meccanismo, sono questi i tre segni che distinguono una squadra da un gruppo. Un esempio della validità di questo assunto? Risposta: la rivolta argentina. Il tutti contro tutti che ha di fatto defenestrato Jorge Sampaoli pur lasciandolo al suo posto è l’esempio classico di un gruppo che si era illuso d’essere una squadra e che oggi, nel mezzo del mondiale, prende coscienza che cambiare come vorrebbero fare i giocatori non sia la soluzione certa per uscire dal pantano della disorganizzazione e della mancanza di personalità.

L’Inghilterra per anni grigia e “abburrida”, cioè noiosa come direbbero loro gli eterni rivali argentini adesso in difficoltà, ha un piano e una linea. E la segue con forza e consapevolezza. L’idea non è statica ed è probabile che il tempo del cambiamento tattico, dei dettagli nuovi, arriverà. Il tutto però è dentro un piano, uno studio del campo di battaglia e sembra quasi che Soutgate e i suoi stiano aspettando l’avversario giusto per la mossa a sorpresa. L’atto finale di tutto un ragionamento. Non c’è incoerenza nel sottolineare la stabilità di una struttura e poi dire che potrebbe cambiare, il tutto è nella logica perché fa parte di una strategia di gioco e di confronto con gli avversari più forti del mondiale.

Gareth Soutgate sembra Wellington a Waterloo, attende i napoleonici con alle spalle il bosco. Una posizione che inizialmente venne aspramente criticata dai sottoposti del generale, il quale invece sapeva perfettamente quello che faceva tanto da confondere lo stratega della guerra per antonomasia.

Nella centralità del suo impianto l’Inghilterra sta trovando due altre cose: i giocatori e il gioco da fermo. Tra i giocatori Kane e Lingard emergono su tutti. Il centravanti è il capocannoniere del mondiale e non si limita a stare in area, ma partecipa al gioco. Il furbo Jesse con i suoi movimenti profondi crea occasioni, procura rigori, e segna aprendo e chiudendo gli scambi stretti. In questo contesto anche Henderson cresce potendo dare un fine ai suoi lanci lunghi, sia laterali che frontali.

L’altro giocatore decisivo è Trippier, che gioca a destra e taglia cross con una forza e una precisione tali da rendere l’Inghilterra la squadra più pericolosa, finora, del campionato sui calci da fermo. Schemi, movimenti e chiusure per ogni calcio d’angolo e ogni punizione laterale che diventano un attacco combinato alla porta avversaria. In un mondiale in cui si segna molto e in maniera decisiva negli ultimi minuti, la frequenza e la varietà con cui l’Inghilterra sviluppa il gioco da fermo potrebbe far pendere la bilancia in suo favore. Ora, domenica, i belgi meno naif di due anni fa all’Europeo. La sfida tra due squadre fortissime in attacco, votate al gioco, ambiziose, sarà la partita che deciderà la posizione nel girone e il cammino successivo nella campagna del mondiale.

I calcoli per avere avversari maggiormente abbordabili, pur essendo nella storia del mondiale, non appartengono a questa Inghilterra. In questo l’Inghilterra è rimasta orgogliosamente Perfida Albione, gli avversari vanno battuti senza se e senza ma come fece, contro francesi e spagnoli, a Trafalgar Hontario Nelson

 

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