Giandomenico Tiseo
Giappone-Polonia 0-1 e Senegal Colombia 0-1: questo l’esito dell’ultimo turno del gruppo H. Cafeteros e nipponici possono festeggiare l’accesso agli ottavi di finale. Per i giapponesi ci sarà il Belgio mentre per i sudamericani l’Inghilterra.
Ma come ha fatto la formazione di Nishino a precedere il Senegal? Criterio fair play e numero di cartellini inferiori: nello specifico, due ammonizioni in meno sono valse il pass alla fase ad eliminazione diretta. La gioia è imperante tra gli asiatici ma lo spettacolo non è stato all’insegna del significato stesso di “fair play”.
Gli orientali, schierati con il loro classico 4-2-3-1, al cospetto di una Polonia già eliminata, hanno risentito dell’importanza della posta in palio. Poco movimento e grande tensione tra le loro fila ed i polacchi, senza nulla da perdere, hanno preso campo con sicurezza, iniziando a macinare il proprio calcio e andando a segno con Bednarek.
Le difficoltà erano molte e Nishino piuttosto che cercare delle soluzioni tecniche, si affida alla “radiolina”.Ebbene si, il gol di Mina, della Colombia, porta Giappone e Senegal ad avere gli stessi punti, la stessa differenza reti, gli stessi gol siglati. Un equilibrio rotto dalla condotta in campo che però, a conti fatti, si rivela poco edificante. I giapponesi rallentano il ritmo in maniera imbarazzante. Sembra quasi una partita di calcetto del venerdì sera tra amici: possesso palla sterile e insistito, per non correre ulteriori rischi sia in termini di marcature subite che di cartellini. Si gioca la carta della speculazione la compagine nipponica e i colombiani danno una grande mano. Negli ultimi tre minuti “Kuba“ Błaszczykowski avrebbe voluto calcare il campo per l’ultima volta in questo torneo ma la melina del Sol Levante poteva essere interrotta solo dal triplice fischio. Ha vinto davvero il fair play?