Inghilterra, ci vuole il “dodicesimo” uno per vincere un mondiale

Posted By on Giu 29, 2018 | 0 comments


Matteo Quaglini

Doveva essere per l’Inghilterra la partita per verificare la profondità della rosa, doveva. E’ stata invece la gara del gioco appena accennato, dell’errore grande e decisivo di Rashford, della sconfitta. La vittoria del Belgio manda gli inglesi ad affrontare la Colombia di James Rodriguez, Radamel Falcao, Cuadrado. Un accoppiamento complesso e da affrontare nel migliore dei modi per non fare la fine degli Dei germanici, trafitti dal rivoluzionarismo messicano prima e poi affondati dalla disciplina coreana.

La partita di ieri a Kaliningrad ha detto alcune cose interessanti nella chiave di lettura che la gara aveva annunciato alla vigilia. E cioè sul piano dei giocatori. Lasciato inalterato lo schema così da permettere all’intelaiatura di squadra di assorbire i nuovi ingressi, l’Inghilterra ha proposto cambi in tutti i settori del campo con alterne fortune e alla fine un risultato insufficiente in termini di prestazioni individuali.

Nel primo tempo ha giocato molto bene Rose, esterno sulla sinistra. Con meno continuità anche se dentro alcuni ottimi spunti, ha corso Alexander –Arnold: troppo poco però sfruttare solamente un grave errore in disimpegno dei belgi. Le traiettorie al cross e da calcio piazzato di Trippier sono mancate, maledettamente.

Poco servito l’attacco, poco dialogo tecnico tra Rashford e Vardy, l’assenza di Kane si è sentita oltre i gol. Si è avvertita nel modo di tenere la palla, di giocarla, di gestirla per far salire il centrocampo con gli intermedi e gli esterni sulle corsie.

Anche il centrocampo è stato piatto: due giocate di Loftus-Cheek a ribadire la sua possanza fisica unita al controllo di palla, ma nulla più. Senza Henderson, Lingard e Allì mancano gli inserimenti centrali e verticali. In una squadra così manovriera ma senza risoluzione tecnica dei singoli non poteva non inserirsi il Belgio che ha corso, lottato e soprattutto fatto quello che agli inglesi non è riuscito: confermare il gol.

Quando “appare” il gol, per tradurre dallo spagnolo e utilizzare, al contempo, un’espressione analitica sul gioco del calcio di Diego Simeone, la psicologia di squadra cambia. Il Belgio ha raddoppiato le forze, l’Inghilterra ha sbagliato con Rashford l’uno contro uno con Courtois e si è seduta, spenta, chiusa su se stessa.

Il punto tecnico post Belgio per i giocatori di Gareth Soutgate è proprio questo: con la Colombia i dettagli conteranno e saranno decisivi. Come conteranno le sostituzioni, i cosiddetti cambi in corsa. Che ieri contro i “rossi” di Roberto Martinez non hanno sortito effetti vincenti. La Colombia gioca in velocità e con qualità tecnica alta quando il pallone è gestito da Rodriguez, serve la migliore Inghilterra a centrocampo e poi davanti nella zona calda quella che si chiama area di rigore, ma si legge gol.

E lì in area di rigore non sarà, per l’Inghilterra che vuole la finale, decisivo solo Kane oppure Lingard. Occorre pure un uomo dalla panchina pronto al colpo decisivo nei pochi minuti a disposizione con la Colombia, per non ripetere le incertezze di ieri, per non uscire dal mondiale, per inibire il grande Radamel, per continuare a sognare. Serve il colpo del “dodicesimo uomo” come lo definimmo ieri. Serve, capito Rashford?

 

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