Vincenzo Boscaino
“È un’azione primaria che non esprime ma semmai mutila il calcio e che, ciò malgrado, non riduce ma concentra le emozioni.” Così Jorge Valdano parlava dei rigori, il più romantico e meschino modo di segnare. Undici metri, due persone e tutto il resto che guarda. Una lotta tra squadre che si trasforma in un combattimento a due. Fiati sospesi, cuori che battono più veloci ed occhi chiusi. Non ci può essere mondiale senza una “lotteria” dei rigori.
Croazia-Danimarca è stata la sublimazione della partita al cardiopalma. Si è visto di tutto: la squadra sfavorita che rischia di vincere, il giocatore più forte sbagliare un rigore decisivo e due portieri che emozionano intere nazioni. Vince la Croazia, in una di quelle partite che vanno dritte nella memoria e nel cuore di chi tifa questa nazionale. Vince perché ha saputo gestire meglio le emozioni, perché è stata fortunata, perché nel momento giusto ha rallentato i battiti cardiaci.
Subasic strappa la copertina della partita dalle mani di Schmeichel. Il portiere del Monaco si trasforma per una notte in eroe e chiude la saracinesca davanti la sua porta. Eriksen, Schone e Jorgensen vengono ipnotizzati dal portierone croato.
Se questo era il mondiale del destino, tutte le stelle si sono allineate. La Croazia è nella parte giusta del tabellone, e può davvero sognare la semifinale, Russia permettendo. La partita con la Danimarca è stata un’andata e ritorno dall’inferno, una partita che ha dato una consapevolezza di maturità.
Vincere non è più un sogno utopico ma un orizzonte neanche troppo lontano.
Questo è il mondiale della Croazia