Matteo Previderio
I messicani sono forti, hanno una bella formazione di base, hanno il giusto mix tra giovani calciatori in rampa di lancio e uomini d’esperienza. Eppure, nonostante i cambi generazionali avvenuti in questi anni, una debolezza ha sempre accompagnato El Tricolor. Sì, perché il Messico, nelle sue apparizioni alla Coppa del Mondo, è sempre partito al massimo, carico di fiducia e consapevolezza nei propri mezzi, per sgretolarsi poi quasi sempre nell’ultima partita del girone e successivamente agli ottavi di finale. La storia sembra ripetersi ed a livello mentale, è complicato reagire a certi episodi, a certe sconfitte. Dare l’idea nei primi due match, di poter essere la grande rivelazione del Mondiale, battendo la Germania e poi, perdere senza opporre resistenza contro la Svezia, mettendo a repentaglio il passaggio del turno. La qualificazione alla fase ad eliminazione diretta, fortunatamente, e con un ringraziamento speciale ai coreani, è arrivata ugualmente, ma al termine della partita di oggi contro il Brasile, i rimpianti potrebbero essere parecchi, ed è inevitabile non pensare alla sconfitta contro gli svedesi.
Lo sa bene il C.T. Juan Carlos Osorio, così come i giocatori, così come i tanti tifosi che sosterranno El Tri, che affrontare la Svizzera fondamentalmente, sarebbe stato molto meglio. È vero, Russia 2018 al momento non ha deluso in fatto di sorprese inaspettate, anzi, l’ultima vittima è stata proprio la Spagna, ma tuttavia risulta abbastanza difficile ipotizzare una débâcle da parte dei brasiliani, veri e propri candidati per il trionfo finale. Poche novità per il tecnico colombiano Osorio, che si affiderà probabilmente al classico e rodato 4-2-3-1 con Ochoa, Alvarez, Salcedo, Moreno, Gallardo, Herrera, Guardado, Layun, Vela, Lozano, Hernandez.
L’ottavo di finale tutto americano si avvicina, e per il Messico, sfatare il tabù delle edizioni passate, potrebbe rivelarsi molto, ma molto più complicato, ma nel calcio e soprattutto in questo Mondiale, le sorprese sono dietro l’angolo…