Giovanni Rosati
Lo shock – Abbiamo tutti pensato che seppure la vittoria contro l’Inghilterra aveva collocato il Belgio nella metà più complicata del tabellone, quantomeno la aveva posta di fronte all’avversaria più abbordabile agli ottavi di finale. Il Giappone era la Cenerentola delle ultime sedici, la squadra da asfaltare per fare il pieno di entusiasmo ed autostima prima di affrontare le vere sfide che le si sarebbero parate di fronte di lì in avanti.
E invece la selezione di Nishino, dopo essersi qualificata come prima del Gruppo G facendo fuori Polonia e Senegal, ha stupito tutti riuscendo ad andare addirittura in doppio vantaggio contro i Diavoli Rossi. Dopo un primo tempo in cui il dominio belga si era sfogato solo nel possesso palla e non nel risultato, ad inizio ripresa i nipponici erano infatti riusciti a trovare la via del gol per due volte, con Haraguchi al 48’ e Inui al 52’.
Per gli spettatori, la piega presa dall’incontro è stata un vero shock; la selezione di Martínez, per sua fortuna, ha invece trovato la forza e la fortuna necessarie per rialzarsi dopo una tanto fragorosa caduta.
La rimonta – Sotto di due reti, il Belgio non si è involuto per il duro colpo psicologico ricevuto, ma ha saputo premere sull’acceleratore e lo ha fatto anche grazie all’intervento del suo commissario tecnico, che ha mandato in campo Fellaini e Chadli, e grazie alla leggera spinta materna della dea bendata.
La volontarietà di indirizzare il prodigioso colpo di testa verso la porta è infatti ancora tutta da dimostrare, ma resta il fatto che proprio con quel pallone di Vertonghen, al quale era probabilmente allegato un bigliettino con su scritto “Non è ancora finita”, il Belgio è riuscito ad accorciare le distanze al 69’ e a riaprire il discorso quarti.
Solo cinque giri d’orologio più tardi, poi, Hazard ha pescato in area il neo-entrato Fellaini, maestro del gioco aereo prontamente confermatosi tale grazie ad un terzo tempo che ha riequilibrato l’incontro.
Il gol vittoria – A quel punto, abbiamo assistito ad un’ode alla lucidità di scelta firmata Belgio iniziata nella propria metà campo, dove Honda ha battuto un calcio d’angolo, e terminata in fondo alla rete, dalla parte opposta del terreno di gioco.
Nonostante la traiettoria ad uscire sia notoriamente più complicata da intercettare in uscita alta per un portiere, Courtois ha fatto suo il cross dell’ex Milan senza titubanza alcuna e si è subito messo in moto con le gambe e con lo sguardo per servire velocemente un proprio compagno. In questa occasione, il portiere dei Diavoli Rossi s’è rivelato a tutti gli effetti il primo degli attaccanti: palla rasoterra sulla corsa del vicino De Bruyne, contropiede lanciato con puntualità e prima scelta compiuta perfettamente.
Il centrocampista del City ha portato in progressione la palla al piede in un’azione quasi da box-to-box e, affrontato finalmente da un avversario, ha compiuto la seconda eccezionale scelta di questa offensiva: un passaggio con l’esterno del destro per l’accorrente Meunier, completamente libero per via di un intelligente taglio di Lukaku che gli ha portato via l’uomo (terza scelta perfetta).
Ma a questa dell’attaccante di origini congolesi, entro fine azione se ne aggiungeranno ancora due. La prima è il passaggio di Meunier, che non si fa ingolosire dalla porta e serve un pallone rasoterra all’altezza del calcio d’angolo. La seconda invece è ancora di Lukaku che, giunto su quel suggerimento con perfetto tempismo, ha dopo trenta-quaranta metri di corsa ancora la lucidità necessaria a scegliere di lasciare la sfera al compagno alle sue spalle per mezzo di un tanto inaspettato quanto efficace velo. E a concludere questa azione da manuale ci ha pensato Chadli, calciando in porta con il piatto e facendo esplodere di gioia i tifosi sugli spalti.
Il record – Il gol del calciatore del West Bromwich ha consegnato al Belgio i quarti di finale dopo quattro anni per puntare con decisione alle semifinali, massimo traguardo della propria storia raggiunto nel 1986 in Messico. Ma il gol di Chadli, segnato quando il cronometro indicava 93 minuti e 43 secondi, è valso anche l’argento per un record molto particolare, quello dei gol più tardivi realizzati nei tempi regolamentari di un match della fase ad eliminazione diretta ai Mondiali. Il primo posto è invece occupato da Francesco Totti, che negli ottavi del 2006 segnava il rigore decisivo contro l’Australia a 94:24.