Inghilterra, adattamento e movimento per battere l’avversario più difficile

Posted By on Lug 7, 2018 | 0 comments


Matteo Quaglini

Tra poco più di due ore bisognerà superare il muro svedese. E’ questo il mantra di Soutgate che conferma la formazione tipo per vincere. Per l’Inghilterra è un altro momento spartiacque nella storia di questi mondiali. Capace di affrontare, e superare, tutte le esperienze possibili la squadra guidata da Kane e Lingard deve battere la Svezia, la formazione più sottovalutata e di conseguenza la più pericolosa del mondiale.

Dai gironi di qualificazione a oggi i muscolari svedesi, figli della Svezia di Thern e del portiere Ravelli terza al mondiale di USA ’94 e nipoti della grande Svezia vice-campione del mondo ’58 con Liedholm e Gren, hanno inanellato vittorie inattese e sorprendenti su squadre forti e blasonatissime. Sovvertendo qualsiasi tipo di pronostico classico.

Dall’Italia, in uno spareggio che rimarrà nella storia del nostro calcio al fianco della Corea 1966, al Messico, alla Germania (nonostante la sconfitta), alla Svizzera che era sicura di passare dopo aver fermato il Brasile e battuto la Serbia di Kolarov e Milinkovic-Savic. Tutti battuti, tutti incapaci di valicare il muro svedese eretto sul più classico e noioso 4-4-2 di matrice Nord-europea.

E ora tocca agli inglesi, che in questo mondiale hanno vissuto quattro diverse esperienze tecnico-tattiche, tentare l’assalto ai vichinghi nordici. Come se fosse una di quelle antiche, suggestive, fisiche e muscolari battaglie sul Mar Baltico per la conquista di rotte marine preziose. Svezia-Inghilterra è la partita dei muscoli, dell’atletismo vecchia maniera, del gioco aereo, delle mischie in area sulla palla lunga degli svedesi e dell’arrocco difensivo sul gioco corto degli inglesi.

L’Inghilterra ha vinto rimontando (Tunisia), goleando (Panama), tirando di precisione ai rigori (Colombia) e ha perso col minimo col Belgio semifinalista mondiale per la seconda volta, giocando in ogni caso per controllare l’avversario e il risultato. Che cosa significa questo? Significa che gli inglesi vivendo quattro situazioni diverse sono abituati ai cambiamenti e più delle altre squadre hanno dimostrato di saper superare tutti gli ostacoli.

Un buon segno ora che l’ostacolo è il più duro, e non è un paradosso, del mondiale e che non sarà facile da superare. Al 4-4-2 granitico, a-spettacolare, barricato degli svedesi, l’Inghilterra oppone la doppia strategia dell’adattamento e della stabilità. Con il 3-5-2 dinamico fin qui ha giocato, col 3-5-2 giocherà per l’accesso alle semifinali. Questo modulo permetterà agli inglesi di essere aggressivi fin dalla costruzione bassa della Svezia e se il pallone come nella loro idea venisse recuperato negli ultimi venti metri, si creerebbe un 5 contro 4 con le mezzali pronte ad inserirsi appoggiando Kane e aprendo il gioco sugli esterni.  Prima si recupera palla, prima si va verso la porta ben difesa da Olsen.

Saranno pure noiosi questi svedesi ma in tre partite su quattro non hanno preso gol, se vengono attaccati da lontano con una costruzione bassa lenta, come la partita tattica con la Colombia richiedeva per via degli equilibri, non si fa gol a questi lungagnoni legnosi ma arcigni. Bisogna accorciare le “traiettorie” d’attacco, prenderli in alto.

E questo l’Inghilterra sa farlo. Perché sa adattarsi alle differenti strutture tattiche delle partite. Un vantaggio da sfruttare per vincere e volare in semifinale. L’aggressione su Lindelof potrebbe essere l’arma tattica della specializzazione del gioco aggressivo. Già nel Manchester United qualche crepa, il giovane difensore, l’ha dimostrata. Ma l’aggressione alta servirà pure per chiudere le traiettorie di passaggio ai quattro centrocampisti nordici e impedirne il passaggio alle punte, oltre a inibire il talento di Forsberg.

Se il piano riesce sin da subito allora può scattare l’altro elemento della strategia: l’inserimento delle mezzali. Su Lingard nessuno ha dubbi. Un po’ bloccato contro i colombiani, potrà inserirsi tra il centrale difensivo e il terzino di parte quando la palla arriva sui piedi di Trippier. Su Allì c’è da dire che è il momento della verità. Ci vogliono, da parte del giocatore del Tottenham, più movimenti senza palla, più dai e vai con Kane, più passo per attaccare l’altra coppia di difensori della linea a quattro della Svezia.

Per dare scacco matto all’ostacolo più duro nel controgioco che il mondiale proponga, ci vogliono tre mosse: l’aggressione alta, gli inserimenti dalla linea del centrocampo, il bilanciamento delle palle inattive. Non si può concedere un altro gol alla “Mina”, stavolta per vincere ci vuole la forza non la precisione.

 

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