Belgio, contro la Francia è più di un incontro di calcio

Posted By on Lug 10, 2018 | 0 comments


Giovanni Rosati

Mi auguro che certe sfide possano essermi evitate, perché una partita del genere mi dispiacerebbe sia vincerla che perderla”. Queste parole sono state proferite da Gianluigi Buffon nel momento in cui, durante la sua presentazione al PSG, un giornalista gli ha chiesto come sarebbe incontrare la sua Juventus in finale di Champions. Eppure, a pensarci bene, sembra esattamente ciò che potrebbe uscire dalla bocca di Thierry Henry, assistente allenatore di Martínez con la Nazionale belga che stasera incontrerà la sua Francia nella prima semifinale di Russia 2018.

Oltre il calcio: la storia di un paese – Fu già alla caduta dell’Impero Romano che la storia del Belgio e quella della Francia iniziarono ad intrecciarsi. Nella Gallia Belgica si insediò infatti la tribù germanica dei Franchi, poi il territorio venne scisso nel Basso Medioevo tra Regno di Francia e Sacro Romano Impero. Nel 1302 si giocò la prima partita tra le due fazioni: da una parte le contee, i ducati e i marchesati fiamminghi, dall’altra la Francia di Filippo IV il Bello. I tre punti, però, non andarono a nessuno: gli undicimila fiamminghi massacrarono i cavalieri francesi boicottati dalla presenza di troppi corsi d’acqua, ma Filippo riuscì a mantenere il proprio dominio sulla zona francofona delle Fiandre. In un certo senso, la prima si risolse in pareggio.

I popoli di quella regione finirono poi nel 1433 sotto il Ducato di Borgogna, assegnato alla dinastia franca dei Bosonidi, la cui stirpe s’era da tempo unita a quella dei franchi Carolingi (per capirci la famiglia di Carlo Martello, franchi di primissima fascia). Un’unione in matrimonio dette agli Asburgo il dominio del territorio per diversi secoli e sotto diverse forme, ma nel 1797 l’Austria ne confermò la cessione alla Francia e ad essa rimase sino al 1814, quando fu istituito il Regno Unito dei Paesi Bassi.

La partita decisiva per l’emancipazione del Belgio fu giocata contro l’Olanda tra il 1830 (quando scoppiò la Rivoluzione) e il 1839, con il riconoscimento da parte dei Paesi Bassi dell’indipendenza belga. Così, per festeggiare la vittoria, il neo-stato dichiarò subito il francese sua lingua ufficiale. Ci vollero circa cento anni per rendere il Belgio un paese formalmente bilingue ed affiancare il nederlandese alla lingua dei precedenti conquistatori. E in ogni caso da allora non se ne son mai disfatti, perché oggi belgi e francesi son troppo vicini per ergere un muro nel loro mezzo.

Oltre il calcio: le storie individuali – La seconda rivoluzione industriale ha cambiato con decisione il modo di affrontare lo studio storico degli eventi. La Nouvelle Histoire ha ampliato l’orizzonte d’osservazione allontanandosi per esempio dalla concezione di “storia dall’alto”, ovvero quella fatta dai grandi nomi come Napoleone e dai grandi eventi come la Battaglia di Waterloo, per avvicinarsi invece alla “storia dal basso”, cioè quella propria della società di massa che si era andata a creare, dei collettivi, di tutte quelle persone e quei punti di vista sino ad allora inesplorati che erano invece attivamente o passivamente sempre stati partecipi dei grandi mutamenti.

Ecco, tra quelle persone ci sono anche gli attuali componenti delle due Nazionali, e non solo delle due nazioni. A partire dal miglior giocatore belga, un certo Eden Hazard. “Con i miei fratelli siamo sempre stati più sostenitori della Francia che del Belgio”, ha detto a BeIN Sports quando gli hanno chiesto di commentare una sua foto d’infanzia con Thorgan e Kylian, mentre tutti e tre indossavano la maglia dei Galletti. “Siamo cresciuti con la squadra del ’98 e all’epoca la maglia del Belgio non c’era nemmeno. A quel tempo c’era la Francia”, si è giustificato a ragione. La famiglia Hazard è l’emblema della vicinanza culturale tra Belgio e Francia, un sodalizio che lo stesso Eden vorrà a tutti i costi sciogliere stasera in campo conducendo alla vittoria i suoi Diavoli Rossi.

Un altro punto di contatto lo ha analizzato questa mattina la Gazzetta dello Sport, sottolineando la grande quantità di giocatori stranieri, e in special modo di quelli con origini africane, presenti nelle due selezioni. Quattordici i francesi d’Africa, otto i belgi, con la Repubblica Democratica del Congo bacino più ampio da cui le semifinaliste hanno attinto (otto giocatori, tre bleus e cinque rouges). Dei 46 giocatori (23 per selezione), sono 29 quelli che possiedono la doppia cittadinanza, fino ad arrivare ai quattro passaporti posseduti dal francese Dembelé (oltre alla Francia, ci sono Mali, Senegal e Mauritania). La storia dal basso unisce Diavoli e Galletti tanto quanto quella dall’alto e rende questa sfida ancora più intrigante.

Il campo – Si troveranno di fronte le due squadre più talentuose del torneo, poche discussioni. De Bruyne, Hazard e Lukaku da una parte e Griezmann, Mbappé e Pogba dall’altra sono garanzia di spettacolo e di tasso tecnico oltre la normalità. La selezione di Martínez dovrà fare a meno dell’esterno destro Meunier, ammonito ai quarti mentre era in diffida, e si affiderà con tutta probabilità sulle due fasce a giocatori ultra-offensivi come Carrasco e Chadli, esponendosi maggiormente alle offensive francesi ma dichiarando ancora una volta nella sua storia guerra alla Francia. Una guerra in realtà iniziata secoli fa, e che stasera potrà trovare il suo compimento.

Belgio (3-4-2-1): Courtois; Alderweireld, Kompany, Vertonghen; Chadli, Fellaini, Witsel, Carrasco; De Bruyne, Hazard; Lukaku. All: Martínez

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