Inghilterra, è a centrocampo la chiave per aprire la porta chiamata finale

Posted By on Lug 11, 2018 | 0 comments


Matteo Quaglini

L’appuntamento con la storia per l’Inghilterra è al Luzhniki di Mosca. Lì nel cuore calcistico della città che rappresenta l’anima spirituale del grande orso russo, la migliore Inghilterra degli ultimi cinquant’anni cerca la seconda finale mondiale della sua vita calcistica. Forte di una sicurezza nei propri mezzi che è diventata consapevolezza. Sicura dei suoi principi tattici. Spensierata ma concentrata su quello che deve mettere in pratica. Stabile e pronta a sviluppare in campo i suoi movimenti, le sue azioni rimandate a memoria con cui saltare il centrocampo dei croati e arrivare dritta e precisa in porta.

E’ li, a centrocampo, che si gioca la partita decisiva. Nel cuore del gioco croato, l’Inghilterra deve provare a minare le certezze del fraseggio corto e lungo di Modric, i passaggi smarcanti e gli inserimenti di Brozovic, il gioco raffinato di Rakitic. Per opporsi alla miglior “ragnatela” di passaggi del mondiale occorrerà aggredirli questi fenomenali sapienti del passaggio, questi guru del gioco di centrocampo, questi maestri del tempo e dello spazio. Ci vorrà, però, un’aggressione calcolata con uscite e scalate in controtempo per portare via il pallone e ripartire veloce sugli esterni, su Sterling, su Kane a seconda di dove l’aggressione avrà successo.

Il pressing a centrocampo è la chiave per respingere l’assalto slavo e andare in finale.

Un po’ una copia, riveduta sulla base di caratteristiche diverse, del gioco difensivo della Francia contro il Belgio nell’altra semifinale di ieri. I francesi disposti, in chiave difensiva, con il 4-3-3 puro hanno fatto pressing serrato sui palleggiatori belgi e da lì sono ripartiti diretti con i loro contropiedisti veloci e tecnici. Più o meno quello che cercherà di attuare l’Inghilterra anche se Henderson non Kantè nel recupero palla e Allì e Lingard non hanno la fisicità di Matuidi e Pogba, essendo più portati all’azione offensiva che al recupero del pallone.

Ecco perché le uscite saranno più importanti di tutto. I centrocampisti francesi hanno aspettato e poi chiuso le distanze orizzontali tra di loro, quelli inglesi dovranno venire a pressare in avanti perché questo favorirà il loro naturale movimento di inserirsi senza palla. La Croazia ha più gioco di centrocampo, più manovra, più idee in costruzione, l’Inghilterra, però, più dei croati può fare gol, perché punta la porta con più giocatori tra Alli, Lingard, Kane, Sterling e se entrerà anche con Rashford.

Questa è l’altra chiave tattica della partita, il gioco diretto. E’ vero che l’Inghilterra è cambiata modulandosi sui principi di Guardiola e di un calcio inglese finalmente aperto alla sperimentazione e al sincretismo tattico, ma uno stile di gioco è grande quando contempla più tratti nel suo gioco. E l’Inghilterra anche in questo non ha fatto difetto. Gli inglesi hanno preso il meglio del calcio europeo palla a terra, hanno studiato Guardiola e Klopp, hanno creato un sistema di incastri che parte dalle giovanili, hanno cambiato adattandosi alla modernità del gioco, ma hanno anche lasciato il loro meglio: il gioco diretto e acrobatico.

Una linea guida semplice e chiara: si ruba palla, si riparte veloce col gioco basso se si passa il centrocampo croato, lungo se gli slavi rientrano forte e allora li si allarga su Trippier o Young. Su quella palla laterale apparirà la vecchia Inghilterra per una volta ancora Perfida Albione, e appariranno i vecchi cari tesi cross per la testa di Kane o dei difensori che correranno da dietro. Se la Royal Air Force inglese buca la contraerea croata formata da Vida, Lovren, Corluka, Mandzukic, Perisic e dal portiere Subasic, allora anche il miglior centrocampo del mondo sarà costretto ad arrendersi e l’Inghilterra tutta potrà continuare a cantare “Football is coming Home” fino alla finale contro il rivale di una vita, la Francia.

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