Milan, quattro anni di montagne russe societarie

Posted By on Ago 5, 2018 | 0 comments


Francesco Morasso

 

Era il 12 dicembre 2014 quando il giornalista Sky Alessandro Alciato riportava per primo, l’indiscrezione secondo la quale il broker thailandese Mr Bee Taechaubol fosse interessato all’acquisto del Milan. Da quel momento in poi si sono susseguite una serie impressionante di informazioni, dicerie, pettegolezzi, intrighi da far impallidire il più grande autore di libri gialli al mondo.

Di fatto, già da qualche tempo, la holding Fininvest era entrata nell’ottica di cedere il Milan e di lì a tre anni è esattamente ciò che è accaduto; tuttavia, proprio la mole di notizie fake mescolate alla realtà ha presto “annacquato” l’intricata vicenda, alimentando dubbi e voci di ogni sorta.

Dal fantomatico Mr.Bee si passa rapidamente a non meno pittoreschi acquirenti quali: il gruppo Wanda, Mr. Robin Li, Mr.Pink, Richard Lee…fino al fondo Doyen e a Sal Galatiodo, per chiudere finalmente e concretamente con Mr Yonghong Li. Affatto più agevole è stata la successiva lunga e snervante trattativa che ha portato quest’ultimo a versare tre caparre che hanno via via consolidato la sua posizione agli occhi di Fininvest e Berlusconi anche nel momento delle difficoltà e dei rinvii. Il Milan è stato pagato in diverse tranche:

▪              5 agosto 2016 – 15 milioni di euro

▪              6 settembre 2016 – 85 milioni di euro

▪              13 dicembre 2016 – 100 milioni di euro

▪              22 marzo 2017 – 20 milioni di euro

▪              24 marzo 2017 – 30 milioni di euro

▪              24 marzo 2017 – 50 milioni di euro in obbligazioni a garanzia

▪              13 aprile 2017 – 220 milioni di euro per completare il closing e 100 milioni per coprire le esigenze del club.

Il contributo decisivo nel marzo 2017 è arrivato attraverso il finanziamento da parte del fondo statunitense Elliott: 303 milioni di euro destinati alla Rossoneri Sport Investment Lux, la società veicolo costruita apposta per acquisire il Milan. Dopo il closing Elliott ha avuto in pegno le azioni del Milan e una serie di garanzie personali del broker cinese. Elliott ha ottenuto anche un rappresentante nel cda della società.

Dura però solo 15 mesi il regno tormentato dell’imprenditore cinese Yonghong Li alla guida del Milan che dall’aprile dello scorso anno inizia una folle corsa verso un suicidio economico di difficile comprensione accelerato dalla pianificazione della sontuosa campagna acquisti della scorsa stagione. A posteriori quella mossa, che già a quel tempo era apparsa assai rischiosa, si è rivelata un vero boomerang per l’uomo d’affari cinese che verrà ricordato per essere stato non soltanto il peggior Presidente della storia rossonera (ha anche rischiato la squalifica di un anno nelle coppe da parte della UEFA), ma anche come colui che ha perso più soldi (circa 500 milioni) nel minor tempo possibile (15 mesi) nella storia del calcio.

Eppure il cinese Yonghong Li ha avuto diverse occasioni per evitare un finale disastroso di questo tipo. Avrebbe potuto raggiungere un accordo con lo statunitense Rocco Commisso, accettare una minoranza e limitare le perdite ben prima del venerdì fatidico quando il suo veicolo lussemburghese, Rossoneri Lux, e’ finito in default con Elliott per soli 32 milioni, rispetto ai 500 milioni già versati. Avrebbe potuto valutare anche l’offerta della famiglia Ricketts. Invece Yonghong Li ha continuato nella sua folle corsa che lo ha portato direttamente verso la rovina economica senza batter ciglio. Come definire altrimenti la perdita non soltanto del Milan, ma anche di un investimento di oltre 500 milioni di euro? Per lui che, assieme alla moglie, po’ contare su un patrimonio personale più o meno della stessa cifra. Il futuro, forse, svelerà chi è veramente Yonghong Li e perché si sia avventurato in questa strada senza uscita.

Ora di Mr Li, l’uomo d’affari che non conosceva l’inglese, che parlava un dialetto mandarino molto stretto, che non ha mai voluto apparire davanti alla stampa, che non ha mai voluto rilasciare interviste, il cinese con l’unghia del mignolo lunghissima (un vezzo che in Cina e’ di moda tra i cinesi usciti dalla poverta’) non c’è più traccia ne’ negli articoli dei giornali, ne’ tra i tifosi, ne’ nel mondo finanziario. Yonghong Li è scomparso nello stesso modo con il quale era apparso, improvvisamente e misteriosamente, 15 mesi prima nell’accordo firmato con Fininvest.

A onor del vero Mr. Li non scompare del tutto perché al compimento dell’inevitabile default è citato in giudizio in una inchiesta della procura di Milano per il sospetto di una vendita gonfiata relativa a tutta l’operazione da lui stesso messa in piedi: il Milan sarebbe stato pagato una cifra fuori mercato attraverso canali internazionali. È questa l’ipotesi di lavoro da cui sono partite una serie di verifiche per accertare la reale provenienza del denaro con cui la società rossonera, per 31 anni nelle mani di Silvio Berlusconi, è passata alla proprietà cinese. In realtà tutta questa architettura sarebbe servita, secondo le ipotesi investigative, per schermare il rientro in Italia di una sostanziosa cifra.

Dopo mesi di dubbi, inchieste giornalistiche, ombre e misteri su tutta l’operazione, è la stessa procura di Milano a cercare di capire esattamente la regolarità dell’intera vicenda. In gran segreto, nei giorni scorsi, i pm hanno avviato appunto un’inchiesta che tra le varie ipotesi comporta anche verifiche sul reato di riciclaggio, certamente un problema per Silvio Berlusconi. Il faro acceso dalla procura vede in prima linea il procuratore aggiunto Fabio de Pasquale. Alla base dell’apertura della stessa ci sarebbero nuovi documenti che dimostrerebbero L’illecita provenienza dei fondi per acquisire il Milan. Da dove sia partita la svolta, al momento non è ancora chiaro. Una traccia, si deduce, che risalirebbe ai reali flussi di denaro partiti da Hong Kong. Di certo, ci sono elementi nuovi che smentirebbero la regolarità di una bella fetta dell’operazione.

In questi giorni il Milan è in mano ad Elliott che ha escusso il pegno nell’ottica di un progetto ambizioso e a lungo termine come definito dallo stesso hedge fund. Per realizzare questa mission è stato completamente azzerato il management precedente ritenuto “licenziabile per giusta causa”…vengono, nel giro di poche ore, accompagnati alla porta l’ex amministratore delegato Fassone, il direttore sportivo Mirabelli e l’intero consiglio di amministrazione. Subentrano con pieni poteri il presidente del consiglio di amministrazione ed a.d. ad interim Paolo Scaroni ed il direttore dell’area tecnica Leonardo che compiono un autentico miracolo in pochissimi giorni attraverso un doppio colpo di mercato davvero insperato: scambiano con la Juventus uno scontento Bonucci con la coppia formata dal bomber Higuain e dal promettentissimo difensore Caldara, riaccendendo speranze ed orgogli sopiti o calpestati dall’infinita via crucis societaria. L’unico superstite di questo repulisti è proprio il condottiero Gennaro Gattuso che pur essendo stato scelto e difeso dallo staff dirigenziale del Milan cinese e pur avendo confessato qualche piccolo vecchio dissidio con il suo attuale direttore responsabile non è mai stato messo in discussione…naturalmente fino alla prima sconfitta. Costanti rumors danno Antonio Conte in pole position per la sostituzione in autunno (quando potrebbe essere più facile liberarsi dal Chelsea). Lo schietto Mister ha confessato un po’ di nervosismo per queste voci destabilizzanti ma lui per primo sa perfettamente come vanno le cose: l’unica polizza d’assicurazione vera per restare a capo del suo esercito si chiama…risultati! Al ritorno dagli Stati Uniti ci sarà certamente più di un confronto con i sui nuovi capi ed essendo tutte persone di provata lealtà e schiettezza, è altresì probabile che scatti la scintilla e nasca l’alchimia giusta. Il club ed i suoi tifosi lo meritano.

 

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