Inter, il significato di una vittoria da grande squadra

Posted By on Set 26, 2018 | 0 comments


Giovanni Rosati

 

Si parla di vittoria da grande squadra quando uno dei due undici porta a casa il bottino pieno pur soffrendo sotto gli attacchi dei propri avversari ma capitalizzando al meglio le proprie occasioni,e quindi di fatto vanificando gli sforzi di questi ultimi. Una vittoria sporca, una vittoria che forse sarebbe onesto definire immeritata?

Chiariamoci, l’Inter non ha giocato una partita terribile contro la Fiorentina nel primo anticipo della 6^ giornata; piuttosto la buona prestazione degli ospiti avrebbe probabilmente reso il pareggio un risultato più giusto per quanto visto sul terreno di gioco. I viola hanno tirato di più (16 a 13, dati whoscored), vinto più duelli aerei (19 a 15) e più contrasti (24 a 20) e trovato anche un maggior numero di passaggi chiave (14 a 10). Chiesa ci ha messo più tigna di Perisic, Gerson più eleganza di Brozovic, Pjaca più brillantezza di Candreva o Politano. Eppure eccoci qui, a commentare un 2-1 per i padroni di casa: dopotutto nel calcio conta il risultato, e in quello la Fiorentina ha avuto la statistica peggiore.

VAR-OG-VAR – Il video-assistente arbitrale assegna un calcio di rigore ai nerazzurri prima dell’intervallo per un tocco di mano non ravveduto dall’arbitro da parte di Vitor Hugo. Dopo le reti annullate contro la Sampdoria ad Asamoah e Nainggolan, questa volta il VAR concede una gioia mandando Icardi a prendere la rincorsa dagli undici metri. Alla Fiorentina l’argentino è solito recare sofferenze, e neanche questa volta se ne esime: Lafontcapisce di star sbagliando lato e prova a recuperare tuffandosi alla sua sinistra, ma prima che possa distendersi a terra la rete si è già gonfiata.

La Fiorentina riequilibra il punteggio con un tiro senza troppe pretese di Chiesa che trova la deviazione vincente di Skriniar a beffare un Handanovic stavolta pietrificato. Neanche Caressa e Bergomi in cabina di commento capiscono immediatamente se il gol vada assegnato all’uno o all’altro, poi dopo alcuni replay convengono: “È tutto di Chiesa”. La Lega conferma sul proprio sito fino alle 23.30 quando, a match ormai concluso, ci ripensa: è autogol (OG – own goal) dello sloveno.

Contro il Tottenham era stata rimonta nel finale, contro la Samp la si era sbloccata nel recupero e anche oggi è quello il lasso di tempo decisivo, stavolta per staccare nuovamente l’avversario. Il gol del 2-1 lo segna D’Ambrosio, non il più quotato tra i nerazzurri ma neanche il difensore con meno attitudine al gol che ci sia (20esimo in Serie A per lui). In campo si esulta ma l’arbitro fa segno di aspettare: in sala VAR si sta eseguendo un check. Cosa si sta guardando? Un fuorigioco? Un fallo? Probabilmente un fuorigioco, ma non si capisce neanche troppo bene lì per lì. C’è come una sensazione di paura già nota che pervade il tifoso nerazzurro e che non gli permette (o non gli fa venir voglia) di indagare tanto sulla causa quanto sull’effetto di quell’attesa strozza-esultanza. Niente paura, è tutto regolare. Si porta a termine l’urlo di gioia, e con esso arriva anche la seconda vittoria consecutiva nonché la prima casalinga (dopo un pareggio col Toro e una sconfitta col Parma).

 

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